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Responsabilità Editoriale Gruppo Italia Energia

Mobilità sostenibile, “Bruxelles non imponga che tecnologia usare”

L'accusa di Acea: "Ue sostiene solo e-car"

Quotidiano Energia - Profondamente scossa in questi giorni dalla nuova tempesta tutta tedesca per i test sulle emissioni che hanno coinvolto anche esseri umani, l’industria dell’auto europea torna a scagliarsi contro il Pacchetto mobilità Ue, rimarcando che così com’è la proposta di Bruxelles “non è tecnologicamente neutrale”.
“Il nostro settore è fortemente impegnato per la mobilità sostenibile e per ridurre l’impatto ambientale”, sottolinea in una nota il presidente dell’Acea, Carlos Tavares, “quando si parla di decarbonizzazione, le politiche devono essere guidate dai risultati e i policy maker devono fissare obiettivi ambiziosi, ma non imporre scelte tecnologiche”. Secondo l’associazione, infatti, la Commissione “sta spingendo l’auto elettrica senza considerare sufficientemente le altre alternative”, con Tavares a insistere in particolare sulla necessità di “una visione a 360 gradi dei potenziali impatti, inclusa la dimensione sociale”.
Nel ribadire che l’obiettivo di riduzione della CO2 al 2030 dovrebbe attestarsi al 20% e non al 30% proposto dall’esecutivo Ue, tenendo conto che con i nuovi test introdotti da settembre “i 95 g/km di CO2 al 2020 sono diventati in pratica 85”, in un’intervista a “Euractiv” il segretario generale Acea, Erik Jonnaert, riconosce che in quest’ottica “almeno la metà del taglio dovrà arrivare da vetture elettriche, ibride plug-in e fuel cell”. Lo stesso Jonnaert sostiene che saranno i clienti però a scegliere e pertanto la politica dovrà “incidere sul loro comportamento”, senza tralasciare il nodo dei costi. Soffermandosi su questo punto il segretario generale Acea spiega comunque che “in media, i costruttori si aspettano che i prezzi delle batterie scenderanno fino a rendere le auto elettriche competitive con quelle tradizionali tra il 2020 e il 2022”.
“Accanto all’elettrico”, rileva ancora Jonnaert, “c’è l’opportunità del gas”, “lo stesso diesel deve essere parte del mix, specialmente i più puliti motori Euro 6d” e “non ci si può dimenticare dell’ibrido”, mentre per il trasporto su gomma “non esistono ancora alternative credibili al motore a combustione”. Riproposte da Acea pure le criticità legate alla CO2 dovute al travaso di vendite tra diesel e benzina, “non solo al 2030, ma anche al 2021”.
Toccato da Jonnaert pure il tema delle restrizioni al traffico: “Non c’è coerenza e la situazione è assolutamente caotica, per questo abbiamo intrapreso un dialogo con il network Europeo delle città e delle Regioni”. Il primo workshop sul tema si è tenuto all’inizio di dicembre.
Intanto, i dati forniti oggi da Acea evidenziano per il 2017 un nuovo balzo delle immatricolazioni alternative Ue, cresciute nei 12 mesi del 39,7% a 852.933 unità, di cui più di una su quattro in Italia, restando tuttavia al di sotto del 6% del mercato (5,7%). Per le singole motorizzazioni si osserva nell’anno un progresso del 54,8% a 431.504 unità delle ibride, del 39% a 216.566 unità per le elettriche e del 16,4% delle altre alimentazioni alternative (essenzialmente metano e Gpl) a 204.863 unità, tornate a crescere dopo la frenata del 2016.