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Responsabilità Editoriale Gruppo Italia Energia

Oies, le lezioni dell’incidente di Baumgarten

"Ue imponga la diversificazione delle forniture"

Quotidiano Energia - L’incidente dello scorso 12 dicembre all’hub del gas austriaco di Baumgarten, che ha indotto il Mise a dichiarare lo stato di emergenza, ha provocato l’interruzione per alcune ore degli approvvigionamenti dalla Russia con relativa impennata dei prezzi in Italia fino a 80 €/MWh, che sono però tornati a livelli normali il giorno successivo. I mercati del gas, infatti, sono sufficientemente maturi e liquidi da mitigare eventi di questo tipo senza bisogno di un intervento da parte degli Stati. E’ quanto sostiene Thierry Bros dell’Oxford Institute for Energy Studies (Oies) nello studio “Reflection on the Baumgarten Gas Explosion: Markets are Working”, in cui sottolinea che lo stato di emergenza si è limitato alla semplice “dichiarazione”, giacché il sistema italiano era “protetto dagli stoccaggi resi disponibili da Snam”.

La dichiarazione di emergenza, aggiunge tuttavia lo studio, dimostra che se da un lato “l’industria del gas è resiliente e i mercati funzionano”, dall’altro “si deve attuare la normativa esistente”. In particolare, nel suo “Gas target model” l’Agenzia dei regolatori energetici europei Acer a formulato agli Stati membri Ue tre raccomandazioni: avere almeno tre fonti distinte di approvvigionamento, avere una concentrazione di mercato inferiore a 2.000 sulla base dell’indice Herfindahl-Hirschman (Hhi) e avere la capacità di soddisfare la domanda annuale anche senza il principale fornitore (Residual Supply Index superiore al 110% della domanda).

L’Italia, evidenzia Oies, soddisfa la prima e la terza raccomandazione. I due allerta gas registrati in meno di un anno derivano perciò dal mancato rispetto della seconda, cioè l’eccessiva concentrazione di mercato, che misurata con l’indice Hhi è pari per il nostro Paese a 3.000. Infatti, nel 2016 la Penisola è risultata ancora dipendente per il 36% dal gas russo, a dispetto di approvvigionamenti ampiamente diversificati sia via tubo che via Gnl e di una capacità di stoccaggio di 16 mld mc.

Durante l’emergenza di dicembre, ricorda Bros, il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha insistito sulla diversificazione dei gasdotti di approvvigionamento, in special modo il Tap, mentre a livello europeo si è parlato della necessità di espandere i sistemi di stoccaggio e dei terminali di rigassificazione Gnl. Nondimeno, il ricercatore Oies ritiene che l’Italia e il resto della Ue “non hanno bisogno di ulteriore capacità di stoccaggio, già superiore al fabbisogno, e neppure di altre grandi infrastrutture, ma semplicemente di applicare la metrica di diversificazione, senza la quale si permette alle compagnie di scegliere il fornitore più economico massimizzando i profitti di breve-termine, esponendo così il sistema a shock inattesi”.

Insomma, “l’indice Hhi deve essere preso sul serio al fine di valutare il potenziale rischio di un mercato Ue non concorrenziale (ad esempio troppo dipendente dalla Russia)”, ma “sinora nulla è stato fatto nei Paesi che non rispettano la raccomandazione”. E se agire “comporta troppo lavoro per i regolatori energetici”, conclude Bros, “forse la DG Concorrenza della Ue dovrebbe assumere un ruolo più attivo”.

Lo studio Oies è disponibile in allegato sul sito di QE.