Quotidiano Energia - Arresti non previsti delle centrali in condizioni climatiche "fuori norma" potrebbero mettere a rischio le forniture elettriche francesi nel corso dell'inverno 2017-2018. E' l'allarme lanciato oggi dall'operatore della rete Rte, che ha posto quindi il sistema "sotto sorveglianza" e avvertito che, nel caso di "un'ondata duratura di freddo o di riduzione della disponibilità del parco nucleare", il Tso "potrebbe utilizzare gradualmente le soluzioni eccezionali per mantenere la sicurezza della fornitura elettrica" (nell'ordine: invito ai gestori e ai cittadini a risparmiare energia, ricorso all'interrompibilità dei grandi consumatori industriali selezionati con le aste, riduzione del 5% della tensione sulle reti di distribuzione, distacchi temporanei a rotazione).
Nel rapporto previsionale sull'inverno 2017-2018, Rte stima, con temperature nella media stagionale, una domanda elettrica di 221,5 TWh tra metà novembre e fine marzo, praticamente stabile rispetto agli ultimi anni. Ma a differenza dell'anno scorso sarà disponibile una capacità di generazione di 96.000 MW, superiore a quella dell'inverno 2016-2017 di 7.200 MW a dicembre e di 2.800 MW a gennaio come risultante di maggiore capacità di importazione (1.000 MW in più dall'Inghilterra) e, soprattutto, nucleare. Infatti, "sulla base delle informazioni fornite dai produttori il 31 ottobre 2017 solo da 3 a 4 reattori saranno fermi nella fase centrale dell'inverno".
Rte ha presentato anche il bilancio di previsione al 2035, in base al quale la situazione di "fragilità" del sistema elettrico d'oltralpe potrebbe durare fino al 2020. A partire da questa data i margini miglioreranno, grazie a un leggero calo della domanda, all'avvio di nuova capacità (in particolare eolica offshore e a gas) e all'entrata in funzione di ulteriori interconnessioni con l'Italia e l'Inghilterra. Sarà così "possibile prevedere la chiusura delle centrali a carbone o dei quattro reattori nucleari che hanno raggiunto i 40 anni di vita, ma non l'applicazione di entrambe queste misure congiuntamente", chiarisce Rte.
In pratica, spiega il bilancio, per ridurre la quota del nucleare dal 75 al 50% del mix elettrico al 2025 come previsto dalla legge sulla transizione energetica "si dovrebbero utilizzare di più le centrali a gas e a carbone", ma questo comporterebbe un raddoppio delle emissioni di CO2 del sistema elettrico transalpino.
Più in dettaglio, per portare la quota del nucleare al 50% si dovrebbero fermare reattori per quasi 22.000 MW (24 unità da 900 MW) e parallelamente imprimere un forte sviluppo alle energie rinnovabili e realizzare più di 11.000 nuovi MW a gas.
Per quanto riguarda le prospettive al 2035, Rte propone cinque scenari con previsioni di consumi compresi tra 480 e 410 TWh (481 TWh nel 2016), capacità Fer tra 88 e 150 GW e nucleare tra 8 e 48,5 GW. Le auto elettriche in circolazione sono stimate tra un minimo di 2,9 e un massimo di 15,6 milioni.