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Responsabilità Editoriale Gruppo Italia Energia

Tecnologia ai box, alla mobilità serve una guida

Mobility manager l'incontro nella settimana EU

e7, il settimanale di Quotidiano Energia - In occasione della European mobility week 2017 (16 - 22 settembre) la rete dei mobility manager di Roma, l’Ispra e l’Università di Roma tre - in mediapartnership con Canale Energia - hanno organizzato il 20 settembre, presso la sala conferenze dell’Ispra, una giornata dedicata alla figura del mobility manger. Ruolo chiave nella gestione e nell’ottimizzazione della logistica che sta prendendo sempre più piede in diversi contesti sociali, urbani, aziendali e formativi.

Con Giovanna Martellato, mobility manager di Ispra, facciamo il punto su e7, prima che l’evento abbia inizio, sul ruolo e le potenzialità ancora inespresse per questa figura professionale.

Una giornata per discutere di logistica e mobilità sotto diversi punti di vista, dalla scuola, all’università, alle città. Quanto è necessario che diversi mondi si parlino e cosa manca, se manca, per perfezionare questo dialogo?

Il mobility management, occupandosi del lato soggettivo della domanda di mobilità, o meglio dei bisogni della persona e dei gruppi di persone, richiede necessariamente un approccio integrato alle differenti dimensioni e ambiti della città e dei trasporti. Una figura professionale di mediazione che può interessare diversi contesti sociali come aziende, enti, scuole e università.

Il dialogo potrebbe essere perfezionato se si verificasse una partecipazione attiva e consapevole del cittadino nei diversi aspetti della vita e del lavoro con scelte di mobilità più sostenibile e se per tale partecipazione le singole amministrazioni e le istituzioni tenessero conto con il dovuto peso, monitorando nel tempo i benefici delle scelte e facilitando un contesto favorevole.

Ad esempio, alcune soluzioni che possono perfezionare questo rapporto sono: l’istituzione di parcheggi condominiali per le biciclette, un finanziamento regolare all’organizzazione di “pedibus”, l’investimento di risorse nella vivibilità degli spazi pubblici a scapito dell’invasività degli autoveicoli, la messa a disposizione di servizi open per la raccolta e la gestione dei dati relativi ai bisogni di mobilità delle persone (tutelando, da punto di vista assicurativo, le possibilità di mobilità alternativa).

In questa direzione la figura del mobility manager è ancora poco considerata, nonostante le sue potenzialità di contatto con i bisogni del cittadino. Una figura che ha capacità di elaborazione di idee e iniziative per la riduzione del traffico veicolare e dell’inquinamento, in grado di dare un contributo alla diffusione della sensibilità culturale necessaria a implementare a tutti i livelli le migliori pratiche nel campo della mobilità sostenibile.

La tecnologia oggi presenta diverse soluzioni sia di analisi che di supporto logistico per rendere smart la mobilità, difatti l’ostacolo maggiore risiede nel passaggio culturale verso forme alternative o condivise. Nel vostro caso avete agito o sperimentato un metodo efficace per vincere questa “barriera culturale”?

Se la tecnologia fornisce molte soluzioni, tuttavia non indica quella più semplice ed efficace per ogni situazione concreta e personale.

Con la mia esperienza diretta di mobility manager in Ispra ho potuto verificare come non essermi accontentata di disporre dei dati sulle quote modali, ma aver cercato di capire quali siano i gruppi target cui rivolgermi, ha permesso di contribuire alla diffusione ai dipendenti prima e agli altri mobility manager poi di una diversa sensibilità verso i temi e gli strumenti della mobilità sostenibile.

Per farlo ho testato direttamente singole soluzioni e organizzato workshop illustrativi sulle opportunità (portali e navigatori per la mobilità condivisa e il trasporto attivo, sicurezza del ciclista urbano, salute...). Ho inoltre previsto un contributo alla formazione di una cultura che includa anche gli aspetti tecnologici e di infomobilità all’interno del corso di formazione a distanza Ispra per l’orientamento dei mobility manager di ente pubblico.

Oggi presenterete la pubblicazione “Sharing Mobility Management”, ci può anticipare alcune conclusioni?

I progetti pilota europei di mobility management nelle aree urbane hanno evidenziato come uno degli aspetti più importanti della gestione delle iniziative a lungo termine si la partecipazione dei dipendenti a gruppi di lavoro che includono i rappresentanti della città, dei gestori dei servizi di mobilità, dei sindacati e delle singole amministrazioni che siano di enti, aziende, scuole o università. Tale partecipazione deve essere accompagnata dall’investimento economico da parte delle aziende e degli enti locali.

Le strategie dei progetti che hanno avuto successo nelle città fanno comprendere come il mobility manager, adeguatamente formato, debba essere parte di un sistema di mobilità sostenibile urbana all’interno del quale riveste un ruolo propositivo, anziché rimanere una figura isolata che invita all’utilizzo delle tecnologie piuttosto che ad attuare convenzioni.

L’impegno della rete dei mobility manager ha dimostrato che è possibile condividere soluzioni e proposte costruttive da rivolgere alle amministrazioni locali (Municipi e Comune di Roma) ai gestori dei servi di mobilità.

La prima pubblicazione, oltre a presentare la carta di identità dei mobility manager della Rete di Roma, evidenzia con i risultati del questionario “Il buon mobility” (aperto nella pagina web Ispra di mobilità sostenibile fino a dicembre 2017) quanto poco sia riconosciuto il ruolo del mobility manager dentro e fuori il contesto in cui opera e suggerisce possibilità di sviluppo normativo.

Nella pubblicazione sono presenti anche dei contributi generali ai temi del mobility management rispetto a mobilità scolastica, sicurezza e salute. Inoltre vi sono dei contributi specifici su comunicazione, acquisti verdi e voucher di mobilità. Sono quindi citati alcuni progetti pilota di mobility management riconosciuti a livello europeo e internazionale.