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Responsabilità Editoriale Gruppo Italia Energia

Capacity market Ue, i 28 divisi

Posizioni distanti al Consiglio Energia

Quotidiano Energia - Percorso non facile per le nuove norme europee sul capacity market. Se la questione - in particolare l'esclusione dal meccanismo delle centrali più inquinanti - divide l'Europarlamento e la stessa industria energetica, profonde divergenze sono emerse infatti anche tra gli Stati membri Ue.

In base alla proposta di regolamento sul mercato interno dell'elettricità, presentata da Bruxelles nell'ambito del Pacchetto Energia, gli impianti con emissioni superiori a 550 gr di CO2 per kWh entrati in funzione dopo l'entrata in vigore del provvedimento non potranno essere ammessi al meccanismo. Un divieto che dopo 5 anni si estenderà a tutte le centrali.

Al Consiglio Energia di Tallin, che si chiude oggi, si è registrato un muro contro muro tra i fautori del limite alle emissioni ("Emission performance standard", Eps) e quanti invece vedono nei 550 gr una minaccia alla sicurezza energetica. Quest'ultimo fronte è guidato dalla Polonia, la cui associazione dell'industria elettrica (Pkee) ha prodotto uno studio in cui si sostiene che senza un capacity market per il carbone (che rappresenta il 90% del mix elettrico) il Paese dovrebbe aumentare enormemente le importazioni di gas perdendo la sua indipendenza energetica con costi aggiuntivi per i consumatori tra il 2017 e il 2040 vicini ai 240 milioni di euro.

Il fronte anti-Eps, riporta "EurActiv", sostiene inoltre che il limite dei 550 gr sarebbe in conflitto con l'articolo 194 del trattato Ue, che riserva a ciascuno Stato membro l'esclusiva facoltà di scegliere il proprio mix energetico.

Altri membri Ue, come la Repubblica Ceca, sono viceversa contrati in linea di principio al capacity market, preferendo un approccio in cui tutte le fonti competano ad armi pari e senza sostegni.

Germania e Finlandia hanno invece sostenuto la proposta della Commissione, condizionando però il loro sostegno all'inclusione nel regolamento della cosiddetta "riserva strategica", ovvero la possibilità di remunerare le centrali solo in determinati periodi di alta domanda.

La presidenza di turno estone ha tentato una soluzione salomonica, proponendo nella bozza di compromesso presentata prima del Consiglio ai rappresentanti dei Paesi Ue - per l'Italia il d.g. Sicurezza Approvvigionamento e Infrastrutture energetiche del Mise, Gilberto Dialuce - la possibilità per gli impianti con emissioni superiori ai 550 gr di ottenere la remunerazione ma solo per un certo numero di ore l'anno (da determinare). L'andamento del dibattito ha poi indotto Tallin a suggerire una seconda ipotesi di compromesso, che passerebbe per un'estensione da 5 a 7 anni del periodo successivo all'approvazione del regolamento in cui le centrali esistenti fuori dal limite potranno ancora accedere al capacity market.

Le proposte saranno ora valutate dagli Stati membri, che in base al programma del Pacchetto Energia dovrebbero raggiungere una posizione comune entro la fine dell'anno, così come la commissione Itre dell'Europarlamento, in modo da avviare il trilogo con la Commissione nei primi mesi del 2018 e arrivare all'approvazione del regolamento alla fine dello stesso anno sotto la presidenza austriaca.

Sul rispetto della tempistica ha espresso "fiducia" il vice-presidente Ue responsabile per l'Unione energetica, Maros Sefcovic, intervenuto alla conferenza stampa conclusiva del Consiglio assieme al commissario all'Energia e al Clima, Miguel Arias Cañete.

Nel corso del Consiglio, il limite dei 550 gr è stato difeso sia da Cañete ("il capacity market non sarà usato per far rientrare dalla finestra i sussidi alle fonti fossili inquinanti"), che dal relatore della proposta di regolamento alla Itre, Krisjanis Karins, il cui rapporto ha mantenuto l'Eps proposto da Bruxelles.

Da ricordare che l'Eps è sostenuto dall'industria europea del gas, ma non da quella elettrica, anche se i membri di Eurelectric (con l'eccezione di quelli polacchi e greci) si sono impegnati a non investire in nuove centrali a carbone dopo il 2020.

In occasione del Consiglio i rappresentanti dei 28 e di 14 organizzazioni di settore - tra cui Emtso-E, Eurelectric, WindEurope e SolarPower Europe - hanno sottoscritto una dichiarazione per la digitalizzazione dell'energia. L'obiettivo della dichiarazione è incoraggiare la cooperazione tra Governi e aziende per lo sviluppo di una strategia per la diffusione dell'IT nell'energia.