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Un batterio sintetico trasforma il metano in elettricità

Non esiste in natura, progettato 'assemblando' geni diversi

Redazione ANSA ROMA

Non più metanodotti, ma schiere di batteri sintetici in azione vicino al sito di estrazione per convertire il metano in elettricità: è una delle prime applicazioni della biologia sintetica, ossia della biologia che usa i computer per progettare il Dna di microrganismi che non esistono in natura. Descritti sulla rivista Nature Communications, i batteri 'mangia-metano' sono il frutto di una ricerca internazionale coordinata dalla Pennsylvania State University.

Utilizzare in futuro microrganismi del genere eviterebbe le inevitabili dispersioni di metano durante il trasporto.

Certamente sostituire i metanodotti con i batteri è un obiettivo ancora lontano, ma il primo passo in questa direzione è stato fatto. "Si è cercato per decenni di convertire il metano direttamente, ma solo adesso abbiamo ingegnerizzato un cappo di batteri in grado di riuscirci", ha detto il coordinatore della ricerca, Thomas K. Wood.

Non è stato un obiettivo semplice, considerando che i batteri capaci di digerire il metano vivono nelle profondità degli oceani e ottenerne colture in laboratorio non è possibile. I ricercatori hanno utilizzato il Dna di un batterio che vive nei fondali del Mar Nero per ottenerne una copia modificata di questo microrganismo facile da moltiplicare in laboratorio. I batteri mangia-metano producono una sostanza chiamata acetato, elettroni e un enzima capace di catturare gli elettroni.

Per produrre elettricità questi batteri hanno però bisogno dell'aiuto di un altro ceppo di microrganismi, che popola gli impianti per lo smaltimento dei rifiuti e produce sostanze che trasportano gli elettroni. Anche il Dna di questi batteri, è stato modificato per farlo adattare a un ambiente ricco di metano. In questo modo diventa possibile costruire delle speciali celle a combustibile nella quali gli elettroni prodotti dai batteri mangia-metano vengono catturati dai batteri mangia-rifiuti e trasportati a un elettrodo, producendo elettricità. Al momento la resa di queste celle 'organiche' è mille volte inferiore a quella di un tradizionale impianto a metano, ma la strada è aperta.

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