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Greenpeace, banche ritirino finanziamento a Dakota Access

Blitz attivisti a sede Ing. 'Da Intesa nessun impegno a ritiro'

Redazione ANSA ROMA
(ANSA) - ROMA, 16 FEB - Attivisti di Greenpeace sono entrati in azione stamani ad Amsterdam davanti alla sede della banca Ing, per chiedere all'istituto di ritirare il suo finanziamento al Dakota Access Pipeline (DAPL): un progetto di oleodotto che attraversa un'area sacra per i nativi indiani Sioux, mettendo a rischio (secondo gli ambientalisti) le riserve idriche di una vasta zona del Nord degli Stati Uniti. Venti attivisti hanno installato un tubo di grande portata, lungo venti metri, fin dentro all'ingresso della sede principale del gruppo ING, per rappresentare l'impatto dell'opera che si vorrebbe realizzare.

Il DAPL, bloccato dall'amministrazione Obama anche per l'elevato rischio di contaminazione delle acque potabili, ha ricevuto il definitivo via libera dall'amministrazione Trump nei giorni scorsi. L'oleodotto, lungo 1900 chilometri, è progettato per portare petrolio dal Dakota fino all'Illinois. Il suo costo si aggira su circa 4 miliardi di dollari, mentre la sua portata sarebbe di 450 mila barili/giorno. "Nel solo 2016 - scrive Greenpeace - si sono registrati oltre 200 sversamenti dagli oleodotti nel territorio statunitense".

"Mentre ABN AMRO, che finanzia una delle aziende coinvolte nel progetto, ha dichiarato che ritirerà il suo prestito se il DAPL non avrà l'assenso delle popolazioni che abitano le aree interessate - dichiara Andrea Boraschi, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia - banche come ING o Intesa Sanpaolo in Italia (che partecipa al consorzio di banche finanziatrici ndr) non hanno ancora espresso una linea chiara né preso impegni vincolanti".

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