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Clima, scienza e politica provano a unire le forze in Italia

Convegno promosso da esperti Ambiente e vice presidente Rampelli

Redazione ANSA ROMA

Le minacce climatiche riguardano le popolazioni mondiali e, senza andare molto lontano, anche noi italiani: ad esempio, per le scarse precipitazioni di questi mesi si annuncia una drammatica crisi idrica per la prossima estate. Ma da un lato nella gente non c'è una consapevolezza e una coscienza che induca a comportamenti corretti, e in certi casi per evitare disastri, e dall'altro manca una lungimiranza politica che metta in campo impegni concreti e soprattutto continuità di azione, necessaria perchè il clima non può sopportare una politica ondivaga.

E' in sintesi quanto emerso dal convegno dal titolo "Un clima da collaborazione, I cambiamenti climatici in Italia, i gravi rischi e le grandi opportunità che li accompagnano, richiedono un importante lavoro comune a tutte le forze politiche", che ha messo insieme scienziati e politici (mancavano rappresentanti delle forze al governo) con l'obiettivo di creare "un gruppo di lavoro comune a tutte le forze politiche su cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile". Alla sollecitazione degli scienziati su come costituire questo gruppo di lavoro, hanno dato disponibilità i politici presenti (Chiara Braga del Pd, Michele Governatori di +Europa, Elena Mazzoni di Rifondazione e Angelo Bonelli dei Verdi) che con alcune proposte hanno rilanciato il tentativo di coinvolgere le forze di governo che sinora per altre iniziative di "intergruppo" non hanno mostrato adesione.

Il convegno svolto alla Camera è stato promosso dal Comitato scientifico "La Scienza al Voto" (che raccoglie 19 tra i maggiori scienziati italiani in materia di ambiente e cambiamenti climatici che alla vigilia delle elezioni politiche del 2018 aveva ottenuto dalle forze politiche la firma di un accordo preelettorale di legislatura su cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile) e dal vice presidente della Camera dei Deputati, Fabio Rampelli (Fratelli d'Italia). Il quale ha riconosciuto da un lato che come politici "dobbiamo lavorare molto" e dall'atro che a livello internazionale i paesi più inquinatori sono "Cina e Usa, responsabili di oltre la metà totale di emissioni di gas serra in atmosfera, ma senza un accordo vincolante globale di riduzione di CO2 tutte le migliori intenzioni dell'Europa restano solo un approccio romantico.

Dunque nessun nuovo patto con questi due Paesi".(ANSA).

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