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Usa, accordo Parigi solo con condizioni più favorevoli

Casa Bianca sostiene che sua posizione su clima non è cambiata

di Claudio Salvalaggio WASHINGTON

WASHINGTON - Nonostante l'apparente tono da smentita, Donald Trump riapre la porta all'accordo di Parigi sul clima, alla vigilia dell'assemblea generale dell'Onu, dove sarà uno dei temi chiave, con un nuovo summit mercoledì organizzato dal presidente francese Emmanuel Macron. "Non c'è stato alcun cambiamento nella posizione degli Stati Uniti sull'accordo di Parigi. Come il presidente ha chiarito abbondantemente, gli Usa si ritireranno a meno che non possano rientrare con condizioni più favorevoli al nostro Paese", si è affrettata a precisare la Casa Bianca dopo che il commissario europeo per il clima e l'energia Miguel Arias Canete aveva rivelato da Montreal che gli Usa avevano dichiarato la loro intenzione "di non rinegoziare l'accordo di Parigi ma di provare a rivedere i termini con cui potrebbero essere coinvolti sotto quell'accordo".

Un cambio di rotta, perché quando all'inizio di giugno Trump annunciò in diretta tv mondiale l'uscita dall'intesa internazionale denunciandone le condizioni penalizzanti per gli Usa ventilò solo l'ipotesi di rinegoziare un nuovo accordo, ricevendo però un 'no' secco dalla comunità internazionale. Ora invece è aperto a trattare sui termini, alzando ovviamente i tetti delle emissioni per gli Usa, cosa che poteva già fare prima, non essendo vincolanti. Ma il tycoon doveva mantenere una promessa elettorale e se riuscirà ora nel suo intento potrà comunque cantare vittoria per essere riuscito a strappare condizioni migliori che non compromettano lo sviluppo economico ed occupazionale del Paese, in nome dell'America first. Per la comunità internazionale, invece, sarà eventualmente una vittoria di Pirro: se da un lato infatti gli Usa resteranno nell'accordo, riconoscendone i principi di fondo ed evitando di creare precedenti per l'uscita di altri Paesi, dall'altra il secondo maggior produttore di gas serra potrà continuare ad "inquinare" sopra l'ambiziosa soglia fissata da Obama.

Trump però è attento a non far passare il messaggio di una sua retromarcia su Parigi. Per questo tutti i vertici dell' amministrazione si sono sintonizzati sulla stessa linea: negare il dietrofront, ma lasciare aperta la porta. La prima è stata la sua portavoce Sarah Sanders: "La nostra posizione non è cambiata. Il presidente ha detto chiaramente che gli Usa si stanno ritirando a meno che non ottengano termini 'pro-America'", ha twittato ieri. Oggi sono arrivati i carichi da Novanta. Prima il consigliere per la sicurezza H.R. McMaster: "Sono notizie false. Il presidente ha deciso di uscire dall'accordo di Parigi... ma le sue orecchie sono aperte se, ad un certo punto, decidono di poter procedere con un accordo che tenga conto delle sue legittime preoccupazioni", ha spiegato alla Fox.

Con Abc è stato ancora più esplicito: "il presidente ha lasciato la porta aperta per rientrare successivamente se ci può essere un accordo migliore per gli Usa. Se c'è un accordo che favorisce il popolo americano, certamente" gli Usa possono restare. Poi è toccato al segretario di stato Rex Tillerson sulla Cbs: "il presidente ha detto che è aperto a trovare le condizioni con cui possiamo restare impegnati con altri". Ad occuparsene, ha aggiunto, sarà il consigliere economico Gary Cohn, che dovrà "considerare altre vie in cui noi possiamo lavorare con i partner nell'accordo". E proprio Cohn organizza lunedì, a margine dell' assemblea Onu, una riunione informale sul clima, al quale parteciperanno i ministri di ambiente ed energia di una decina di Paesi.

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