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Le nuvole sono le nostre 'sentinelle del pianeta'

Celebrata la Giornata Mondiale della Meteorologia

Redazione ANSA

Studiate dallo spazio con i satelliti e dalla terra con i radar o grazie ai modelli numerici e ancora viste dagli aerei con le osservazioni aeronautiche: le nuvole sono il cuore delle previsione meteo. Ma non solo: "oggi come nei prossimi anni saranno fondamentali per capire le sorti del nostro pianeta dalla salute dell'acqua al clima e soprattutto ci aiuteranno a salvarlo". Così in occasione della Giornata Mondiale della Meteorologia che si è celebrata ieri con il tema annuale "Capire le Nubi" se ne è discusso in un convegno organizzato dall'Associazione Italiana di Scienze dell'Atmosfera e Meteorologia (Aisam) in collaborazione con il Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare presso l'Aula Magna della Sapienza Università di Roma.

La celebrazione ricorre nell'anniversario della fondazione dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale (Omm), il 23 marzo del 1950. "Il nostro Paese - ha sottolineato Dino Zardi, Presidente Aisam - deve investire nella meteorologia che ci consente di prevedere fattori che condizionano la nostra vita nel breve e nel lungo termine puntando anche su un coordinamento unico dei servizi meteo attivi in Italia".

Per l'occasione, l'Organizzazione meteo mondiale, dopo diversi decenni, pubblica ufficialmente il nuovo Atlante internazionale delle nubi. Per trovare una nube basta collegarsi al link https://www.wmocloudatlas.org/search-image-gallery.html dove, tramite un percorso guidato si giunge alla foto e alla descrizione della nube o più semplicemente, cliccando sulle foto si ha la descrizione.

Il sistema di classificazione delle nubi attualmente adottato venne ideato nel 1803 da Luc Howard, autore del volume 'The essay on the modification of clouds' in cui attribuiscno alle nuvole nomi latini. Il catalogo prevede circa cento diverse combinazioni e tipologie, ottenute da dieci generi di nubi, suddivisi per specie. In Italia un grande contributo di conoscenza venne da Luigi Taffara (1881-1966) con la sua opera 'Le nubi', pubblicata nel 1917 e composta di una parte descrittiva e una seconda parte a forma di atlante.

"Rispetto al passato", spiega Marina Baldi dell'Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibimet-Cnr), "il nuovo atlante presenta alcune importanti novità: oltre alle nubi classiche vengono per la prima volta introdotte le nubi speciali: l'Homogenitus, il nome dal latino che significa 'nubi dovute alle attività umane', quali le scie di condensazione o contrails generate dagli aerei, quelle che una 'bufala' purtroppo diffusa definisce 'scie chimiche', e le Asperitas: nubi dalle forme convolute e drammatiche, che ricordano la superficie di un oceano in tempesta. E' stata inserita nell'Atlante anche la specie Volutus, dal latino 'che si avvolge', che comprende le roll clouds, enormi rotoli di vapore simili a un cilindro o rotolo, a volte arrotondati e disposti orizzontalmente".

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