Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Caldo devasta un terzo della Grande Barriera Corallina

Moria coralli senza precedenti nella regione settentrionale

Redazione ANSA

Un nuovo studio conferma che le più alte temperature dell'acqua hanno devastato almeno un terzo della Grande Barriera Corallina, parte del patrimonio mondiale Unesco, che si estende per 2300 km al largo della costa nordest dell'Australia. E hanno causato il peggiore sbiancamento dei coralli mai registrato dagli scienziati.

Ricercatori della James Cook University in Townsville, dopo aver completato una vasta ricognizione subacquea, stimano che la copertura corallina sia morta per il 67% negli ultimi otto-nove mesi lungo un tratto di 700 km, a nord di Port Douglas. La maggior parte delle perdite nel 2016 si è registrata nella regione settentrionale, la più incontaminata della Grande Barriera, scrive sul sito dell'ateneo il professor Terry Hughes del Centro di Eccellenza per gli studi sui banchi corallini, che ha guidato la ricognizione.

Le previsioni sono che nella regione settentrionale ci vorranno almeno 10-15 anni per riguadagnare i coralli perduti, ma gli scienziati temono che un quarto successivo evento di sbiancamento possa rallentare il lento recupero. Invece i due terzi meridionali della barriera, che includono le maggiori aree turistiche a sud di Port Douglas, attorno a Cairns e all'arcipelago di Whitsundays, se la sono cavata con danni minori, perché protetti dalle alte temperature del mare grazie ad acque più fresche provenienti dal Mar dei Coralli.

La nuova preoccupante valutazione dello stato di salute della Barriera emerge mentre il governo australiano si prepara a riferire al Comitato per il Patrimonio Mondiale dell'Unesco sulle misure di protezione adottate o programmate per la Barriera. Il Comitato dovrà poi discutere nuovamente se includere il sito nella 'lista del patrimonio mondiale in pericolo'. Da quando ha considerato l'ultima volta tale inclusione e ha deciso per un rinvio, la Barriera ha subito il peggiore evento di sbiancamento mai registrato.

Il cambiamento climatico rappresenta una tale minaccia alla Barriera, che l'ex direttore dell'Authority del parco marino della Grande Barriera Corallina, Graeme Kelleher, che è stato in carica per 16 anni, ha invocato la messa al bando di ogni nuova miniera di carbone. "L'Australia non può avere una Grande Barriera Corallina in buona salute e allo stesso tempo continuare con l'industria del carbone", ha detto alla radio nazionale Abc.

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA