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Biologa, cetacei spiaggiati Nuova Zelanda per senso branco

"Se il capo si disorienta, gli altri lo seguono"

Redazione ANSA ROMA
(ANSA) - ROMA, 26 NOV - C'è un fortissimo senso del branco, tipico dei globicefali, dietro lo spiaggiamento di 140 cetacei di questa specie in Nuova Zelanda: quando il capobranco perde l'orientamento e si spiaggia, gli altri membri lo seguono.

Spiega così quanto accaduto la biologa marina Sabina Airoldi, della onlus Tethys che studia i cetacei del Mediterraneo.

"Il globicefalo è un grosso delfino, lungo 5-6 metri e pesante una tonnellata - commenta -. Vive in grossi branchi, da 40 a 400 individui, guidati da alcuni esemplari di riferimento, in genere femmine anziane. E' una specie in cui il legame sociale è particolarmente forte. Se uno di questi capibranco finisce sulla riva, perché ha perso l'orientamento o è malato, gli altri lo seguono. Per questo i globicefali sono i cetacei che si spiaggiano più di frequente in massa".

In Nuova Zelanda, spiega ancora Airoldi, "c'è poi il fenomeno delle 'death trap', trappole di morte. Sono delle baie in cui, per le caratteristiche del fondale, il sonar dei globicefali rimbalza in modo anomalo e li manda in confusione. Pensate a un branco di 200 animali che vanno nel panico. Se un capo finisce in acque basse o si spiaggia, gli altri lo seguono".

Salvare i globicefali spiaggiati è molto difficile: "Se ne riporti in acqua uno, mentre vai a prendere gli altri quello torna a riva dai suoi compagni - spiega la biologa -. Bisogna riportarne in mare contemporaneamente un gran numero, così da riformare il branco".

Anche l'uomo può contribuire allo spiaggiamento: "Rumori fortissimi come i sonar militari o le esplosioni per le ricerche petrolifere, gli airgun - dice Airoldi -, possono stordire i cetacei o lesionare gli organi interni. Così perdono l'orientamento e la corrente li spinge sulle spiagge". (ANSA).

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