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Wwf a Regioni, piano sul lupo è arma di distrazione di massa

L'associazione, gli abbattimenti legali non sono la soluzione

Redazione ANSA ROMA

"Un'arma di distrazione di massa": il Wwf bolla così il Piano per la conservazione e gestione del lupo in Italia, la cui ultima versione dovrebbe essere approvata in sede tecnica alla Conferenza Stato Regioni del prossimo 24 gennaio. L'associazione ambientalista rivolge un appello ai presidenti delle Regioni e agli assessori all'Ambiente, affinché "per convenienza politica non sia avallata una decisione che riporterebbe indietro il Paese di 40 anni sulla tutela del lupo".

Il Piano prevede la possibilità da parte delle Regioni di applicare la deroga alla tutela della specie, attuando abbattimenti legali. Un'azione, sottolinea il Wwf, "non solo inutile ma dannosa perché non risolve, ma può persino peggiorare il problema dei danni alla zootecnia con il rischio di legittimare il diffuso bracconaggio sulla specie". Al contrario "gli studi dimostrano che le tecniche di prevenzione dei danni - recinzioni elettrificate e cani da guardia - sono la soluzione più efficace".

L'associazione, che pubblica un "decalogo antibufale" con dieci motivi per dire di no al Piano, ricorda le stime che quantificano già in 300 i lupi vittime ogni anno in Italia di atti illegali o di investimenti stradali.

"L'ipotesi di introdurre gli abbattimenti legali, sostenuta in particolare da Abruzzo, Toscana, Veneto, Basilicata, Calabria e Valle d'Aosta, è un'operazione di 'distrazione di massa': rispondendo alle istanze delle parti più retrograde degli operatori del settore, indica una soluzione - conclude il Wwf - che non solo è estremamente pericolosa per una specie che viene già colpita duramente ogni anno da bracconaggio e uccisioni accidentali, ma è del tutto inefficace e improduttiva per allevatori e pastori".

Ecco i 10 motivi principali per dire NO.

1) CARENZE DI CONOSCENZE
Il Piano distingue in modo arbitrario una sottopopolazione appenninica e una alpina quando una è frutto dell’altra; al momento non ci sono conoscenze sufficienti sul numero di esemplari e la loro reale distribuzione che possano ‘sdoganare’ la deroga alle normative di tutela del lupo autorizzando gli abbattimenti. Non c’è neppure la prova di uno stato di conservazione favorevole della specie che giustifichi una scelta così drastica.

2) MANCANO DATI SU LUPO APPENNINICO
Si vuole applicare l’abbattimento sulla popolazione appenninica giustificando la scelta con la ‘condizione favorevole’ di questa sottopopolazione; la valutazione deriva però da uninsieme di conoscenze non comparabilicon quelle alpine e frutto di un modello predittivo e non da censimenti standardizzati e pluriennali. Non esistono nemmeno dati attendibili sull’effettiva incidenza del bracconaggio.

3) LA SPECIE ANCORA VULNERARIBILE SULLE ALPI
La sottopopolazione alpina è, al contrario, conosciuta in modo abbastanza approfondito e sappiamo che essa non si trova in un favorevole stato di conservazione. In particolare sulle Alpi centro-orientali la specie è tuttora ragionevolmente da considerarsi vulnerabile e con dinamiche di colonizzazione tutt’ora in atto.

4) PIANI DI PREVENZIONE: CHI L’HA VISTI?
Adeguatipiani di prevenzione dei danni da predatori non sonostati finora né predisposti nè implementatiin molte Regioni. Risultati ottimi invece laddove interventi di riduzione dei conflitti e protezione del bestiame sono realmente stati messi in opera.

5) DANNI DA LUPO?
I danni dovuti ai grandi carnivori costituiscono certamente un problema serio per gli allevatori, ma non sono tra i principali problemi della zootecnia italiana, come ammesso dagli stessi addetti ai lavori.

6) ITALIANI DALLA PARTE DEL LUPO
Sondaggi e raccolte firme mostrano come la stragrande maggioranza dei cittadini italiani sia nettamente contraria agli abbattimenti legali.

7) IL PARADOSSO DEGLI ABBATTIMENTI
Uccidere esemplari di lupo sperando di contenere i danni agli allevamenti è una chimera: una ricca bibliografia scientifica internazionale mostra che questa pratica produce in molti casi un effetto contrario e sicuramente indesiderato per chi svolge attività di pastorizia. Molti studi dimostrano che il numero dei danni è aumentato, per motivazioni legate all’etologia della specie. Sta accadendo ad esempio in Franciadove 5 anni fa si era deciso di applicare queste deroghe, e si sta dimostrando inefficace,oppure in Slovenia, paese che vede le quote di abbattimento in costante diminuzione ogni anno a favore di strategie di prevenzione non letali .

8) OBIETTIVO: TENIAMOLI INSIEME
Gli esperti dicono che i branchi di lupi stabili e strutturati tendono a nutrirsi prevalentemente di Ungulati selvatici (soprattutto cinghiale e capriolo), mentre gli individui singoli tendono a preferire gli animali domestici. Ogni attività di selezione e abbattimento tende invece a destrutturare i branchicon il risultato contrario a quello sperato: i lupi si disperdono sul territorio e aumentano così la pressione sugli animali domestici.

9) ESPERIENZA FALLIMENTARE
Anche la bibliografia legata alle scienze sociali mostra come la concessione di abbattimenti non abbia portato alla diminuzione del conflitto, anzi, in diversi casi ha portato all’acuirsi delle proteste e degli scontri sociali.

10) UNA FORZATURA EVIDENTE
La parte del Pianoche ipotizza gli abbattimenti è frutto di un’interpretazione delle attuali conoscenze, delle esperienze e della legislazione vigente che fa prevalere le pressioni delle componenti più retrograde di alcune categorie sul volere dei più, sulle evidenze scientifiche e sui principi di tutela nazionali e comunitari che non garantisce alcuna difesa efficace nemmeno per allevatori e pastori.

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