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Thailandia sotto accusa per traffico di scimmie

Traffic,leggi del Paese ostacolano lo stop al commercio illegale

Redazione ANSA ROMA
(ANSA) - ROMA, 28 NOV - L'impegno della Thailandia a mettere un freno al commercio illegale di oranghi e altri primati è "ostacolato" da "leggi inadeguate". Lo denuncia Traffic, programma di monitoraggio della fauna selvatica in collaborazione con Wwf e Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), che cita i risultati di alcuni studi su numeri e provenienza delle scimmie nelle attrazioni naturali thailandesi.

Un rapporto basato su un'indagine di 57 strutture del Paese asiatico evidenzia la presenza di 51 oranghi, ma solo per 21 di questi si trova traccia nel registro internazionale che documenta provenienza, nascite, trasferimenti e decessi di tutti gli animali negli zoo e nelle attrazioni del mondo. Inoltre i dati della Convenzione per il commercio internazionale di specie a rischio e fauna selvatica (Cites), aggiunge Traffic, mostrano che dal 1975 in Thailandia risultano importati solo 5 oranghi.

Nessun dato può spiegare la presenza di altri esemplari scovati dall'indagine, tra cui un gorilla occidentale e 14 gibboni crestati. Dunque, rilevano i ricercatori, almeno alcuni di questi animali sono arrivati nel Paese in modo illegale.

E a questo proposito, sottolinea Traffic, le normative thailandesi sono troppo morbide: la legge che tutela la fauna selvatica "non protegge legalmente 6 specie di grandi scimmie e 11 specie di gibboni non autoctoni", che sono invece tutelati dalla Cites. E inoltre "chiunque risulti in possesso di un esemplare di queste o altre specie protette non deve dimostrarne la provenienza. È lo Stato che deve provare che gli animali sono stati importati illegalmente per poter avviare azioni legali".

"I trafficanti illegali di fauna selvatica sanno che la Thailandia è un paradiso sicuro per le loro attività", dice Claire Beastall di Traffic, autrice degli studi.(ANSA).

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