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Volontari, così accontentiamo gli atleti

Volontari: 'Pazzi per la pizza. Con molti siamo diventati amici'

(ANSA) - NAPOLI, 11 LUG - C'è chi chiede dove mangiare una buona pizza e chi crede che Venezia sia una meta dietro l'angolo facile da raggiungere: i volontari delle Universiadi in servizio a Capodichino, o nel villaggio della Stazione Marittima, non si perdono mai d'animo e hanno una risposta per tutti. Sono quelli del Delegation Welcome Center, gli angeli custodi dei 4000 e passa atleti alloggiati sulle navi attraccate al porto di Napoli. In questi giorni hanno accolto le richieste più disparate dei partecipanti all'Universiade: ragazzi che spesso sono anche colleghi di università. In molti casi tra loro sono nate delle amicizie e non è stato raro ritrovarsi la sera a mangiare una pizza tutti insieme, volontari e atleti.
    Il primo approccio con le delegazioni è stato all'aeroporto internazionale di Capodichino. E' qui che si aspetta che le ultime pratiche burocratiche vengano sbrigate prima di raggiungere il Villaggio degli atleti. "Nell'attesa, mostriamo loro un video con le bellezze della nostra terra - racconta Luisa Abbate, 22 anni, studentessa di Lingue all'Università L'Orientale di Napoli -. La prima cosa che chiedono è dove poter mangiare la pizza napoletana, quella vera". E così accade anche che, per ingannare l'attesa, i volontari soddisfino questa loro richiesta. "E' successo con la delegazione della Giordania - racconta - sono stati qui un'intera giornata e abbiamo ordinato le pizze". La stessa accoglienza 'gastronomica' è toccata anche agli spagnoli che hanno trascorso molte ore a Capodichino.
    I ragazzi dell'Iran, invece, hanno chiesto come poter raggiungere Venezia: "Ci hanno detto che avevano fatto un lungo viaggio per arrivare a Napoli e che, nel loro giorno libero, avrebbero voluto visitare Venezia. Poi, però, si sono accorti che in un solo giorno non era il caso perché non è proprio vicinissima e li abbiano 'dirottati' su Roma. E poi ci chiedono di Pompei, della Reggia di Caserta, gli Scavi di Ercolano". Ogni delegazione, all'arrivo, ha con sé piccoli doni. Dal Messico, gli atleti hanno portato le bamboline scacciapensieri e le maschere dei lottatori. I nordcoreani hanno regalato i ventagli, gli stessi con cui hanno sfilato la sera della cerimonia di apertura, dalla Francia sono arrivati con i galletti, statuine di elefanti dall'India. La cosa più triste? "Gli afghani rimandati a casa", risponde.
    "Quando sono arrivati i ragazzi dal Kirghizistan, li ho informati che conoscevo il loro Paese - continua - e loro, già solo per questo, mi hanno regalato un oggetto in legno, realizzato con una lavorazione particolare. E' un'orchidea e al centro c'è un cavallo. Abbiamo orari impegnativi, eppure nessuno si tira indietro - spiega Luisa -. Dovremmo riposare dopo cinque giorni consecutivi, ma nessuno è venuto meno perché si respirano un'aria e un'atmosfera che ci mancheranno".
    Perché le Universiadi, per i volontari, sono un'occasione di crescita personale, di scambi culturali, di incontro con culture lontane e diverse da cui nascono legami. "Non mi sarei mai aspettata che fosse un'esperienza così piena - conclude - è un arricchimento culturale personale che solo un evento di portata internazionale come questo può dare".
    (ANSA).
   

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