(ANSA) - NAPOLI, 11 LUG - C'è un paese che senza conquistare
nessun podio ha già vinto la sua medaglia d'oro: è la Somalia.
Superare tutti gli ostacoli incontrati per riuscire a
partecipare alle Universiadi dopo 30 anni di assenza - l'ultima
volta è stato a Duisburg, allora Germania Ovest, nel 1989 - è
stata un'impresa miracolosa. Lo racconta Omar Arale, capo
delegazione e allenatore della squadra somala, spiegando che una
delle prime vittime della guerra civile che per lunghi anni ha
dilaniato il suo paese è stato lo sport.
"Quando nel 2012 è finita la guerra civile cominciata nel
1990 e si è costituito un governo federale - dice Arale -
abbiamo potuto cominciare a ricostruire lo sport somalo. Abbiamo
cominciato con il basket, il calcio e l'atletica, organizzando
competizioni a livello nazionale".
La delegazione somala, oltre che da Arale, è composta da un'
altra dirigente e da due atleti: Dahabo Zubeyr, che compete nei
200 e nei 400 metri femminili, e Ahmed Muhumed che gareggia nei
1.500 e nei 5.000 metri maschili.
"Dal punto di vista logistico - prosegue Omar - abbiamo avuto
ogni genere di problemi. Innanzitutto non abbiamo uno stadio
dove far allenare gli atleti. Un altro problema è che le atlete
donne non hanno il coraggio di allenarsi all'aperto per proprio
conto, così devono farlo al chiuso, per ragioni di sicurezza.
D'altra parte in ogni situazione caotica le prime vittime sono
le donne e la parte più debole della popolazione".
"I genitori - dice - non hanno il coraggio o non hanno i
mezzi per sostenere le loro figlie e le loro sorelle a seguire
la strada dell'atletica o del basket".
"Un altro ostacolo enorme - afferma ancora Arale - è
rappresentato dalla burocrazia. Noi non abbiamo ambasciate
funzionanti. Per venire a Napoli le due donne della nostra
delegazione, l'atleta e la dirigente, sono dovute andare
all'ambasciata italiana di Nairobi, spendendo 500 dollari di
aereo, per ottenere il visto per l'Italia. Poi sono tornate a
Mogadiscio per prendere il volo per Napoli".
Omar, che in passato ha gareggiato nei 400 e negli 800 metri,
ora è in contatto con la Fisu, la Federazione internazionale
degli sport universitari, nel tentativo di rendere più semplice
la partecipazione dei somali per la prossima edizione. "Devo
comunque ringraziare la Fisu - aggiunge - che ha pagato i
biglietti aerei degli atleti, rendendo possibile questa nostra
avventura". Anche se lo stesso Omar ha dovuto pagare sia il
biglietto che l'alloggio a Napoli di tasca propria. "Ho lasciato
il mio lavoro - spiega - per aiutare la squadra degli studenti
somali a partecipare alle Universiadi".
"Dahabo Zubeyr - dice ancora Arale con orgoglio - è la prima
donna somala ad aver mai partecipato alle Universiadi. Questa è
la sua prima competizione internazionale. Negli ultimi giorni
prima di venire qui ho dovuto insegnarle come usare i blocchi di
partenza e come prestare attenzione allo sparo dello starter.
Non ci sono piste in Somalia, per allenarsi era costretta a
correre su terreni incolti. Arrivata qui a Napoli ha dovuto
esercitarsi per capire come si corre in pista. Spero proprio che
molte ragazze del nostro paese seguiranno le sue tracce".
(ANSA).