(ANSA) - NAPOLI, 9 LUG - "Le medaglie delle ragazze alle
Universiadi sono bellissime ma ora le donne sono pronte per fare
un passo in più ed essere protagoniste come classe dirigente
dello sport italiano". Manuela Di Centa guarda alle ragazze
azzurre "medagliate" alle Universiadi di Napoli e sottolinea che
"la parità sul campo di gara è stata ormai raggiunta, dove non
siamo messi assolutamente bene è nella dirigenza: nel Coni ci
sono 44 federazioni e non c'è una presidente donna".
L'olimpionica di sci da quando ha abbandonato l'attività ha
combattuto una battaglia da dirigente per la parità nello sport,
una voglia di lottare nata da quando era ragazza: "Quando avevo
16 anni e cominciai a fare le gare internazionali - spiega - non
esisteva una squadra femminile di sci alpino. Ai Mondiali di
Oslo dell'82 andai come aggregata alla squadra maschile e
arrivai ottava. I media italiani si incuriosirono e partì una
strada che portò alla formazione della squadra femminile". La
discriminazione era evidente anche da parte della federazione:
"Ricordo che negli anni '80 - dice - Di Centa - leggevo i premi
in denaro per gli atleti top: c'era una lista per i piazzamenti
ai Mondiali, alle Olimpiadi, in Coppa del Mondo. Poi alla fine
c'era una postilla: i premi si intendono decurtati del 30% per
le donne. E oggi mi rifiuto di andare a premiare i vincitori
delle gare giovanili se i premi non sono uguali tra i sessi".
Oggi questa discriminazione non c'è più, ma chi prende le
decisioni sono solo uomini: "Due mandati fa mi sono candidata
alla presidenza della federazione sport invernali, sapendo di
perdere, ma non volevo più dare agli uomini la possibilità di
dire che noi donne non siamo elette perché non ci candidiamo.
Ora però le cose cambieranno, la legge approvata nel 2018
prevede che alle prossime elezioni di Coni e Federazioni
sportive il 30% dei dirigenti siano donne, sarà una rivoluzione
che partirà dopo i Giochi di Tokio".
Una svolta avvenuta in queste settimane anche con i Mondiali
di calcio femminile, che hanno suscitato entusiasmo: "Quando ero
ragazzina tanti dirigenti mi dicevano che non era una cosa per
donne. E ancora oggi in tanti dicono a una giocatrice
meravigliosa come Sara Gama la stessa cosa. Ma cambierà anche
questo e lo vedo da capo delegazione della nazionale under 17 di
calcio femminile, un impegno assunto solo per supportare queste
ragazze".
Alle Universiadi di Napoli la parità è una bandiera anche per
le atlete islamiche: "Ho visto - dice Di Centa - le ragazze
dell'Iran nel taekwondo: sono andato ad applaudirle con il
direttore del taekwondo, è un coreano che ha portato avanti una
politica per promuovere nei paesi islamici lo sport per le donne
ed è stata introdotto il permesso di portare l'Ijab, per questo
hanno potuto fare le Universiadi".
Napoli promossa nella parità, ma anche nell'organizzazione:
"La città - spiega la responsabile dei rapporti istituzionali
sportivi delle Universiadi - ha fatto uno sprint per arrivare a
presentarsi nel giusto modo. Non so se San Gennaro ci abbia
messo la mano, ma lo sport sta andando molto bene. C'è stato
qualche problema sui trasporti ma in generale Napoli è una città
perfetta per accogliere il mondo, ha una straordinaria cultura
che qui si è fusa perfettamente con lo sport".