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Patto stabilità blocca 563 milioni

Analisi Ance Salerno, l'edilizia è la filiera più colpita

(ANSA) - NAPOLI, 5 LUG - Nei sei miliardi di euro di risorse per pagamenti in conto capitale bloccati dal patto di stabilità interno rientrano 563 milioni relativi alla Campania. Ai sei miliardi bisogna aggiungere altri 2,5 miliardi di euro circa a carico delle Regioni italiane (per fatture precedenti al 31 dicembre 2012. Il "danno" riconducibile alle dinamiche innescate dal patto di stabilità interno ammonta a 8,5 miliardi, secondo i dati evidenziati dal Centro Studi Ance Salerno sulla base di un'indagine di Ance nazionale.
    "Se si tiene conto dello scenario campano secondo le dinamiche descritte dalla Banca d'Italia - sottolineano gli analisti del Centro Studi Ance Salerno - appare evidente il notevole stato di sofferenza in cui versa la filiera dell'edilizia che continua ad essere la più colpita dalla crisi economica degli ultimi anni".
    "In base a dati Istat - si legge nella pubblicazione della Banca d'Italia a cui fa riferimento il Centro Studi Ance Salerno - nel 2012 il valore aggiunto del settore delle costruzioni in Campania si era ridotto del 13,7 per cento in termini reali, la contrazione annua più consistente dall'inizio, nel 2008, della fase recessiva. Tra il 2007 e il 2012 il calo cumulato è stato del 31 per cento e di quasi 9 punti superiore alla media nazionale. Nel 2013 l'edilizia ha continuato a risentire della debolezza degli investimenti pubblici".
    Secondo un'indagine di Ance nazionale tra le cause del ritardo dei pagamenti da parte delle Pubbliche Amministrazioni alle imprese edili risulta prevalente proprio l'attuazione delle procedure che fanno riferimento al patto di stabilità interno.
    Per l'87% del campione intervistato le clausole del patto compromettono il regolare pagamento dei lavori pubblici eseguiti. A grande distanza (43%) seguono la lentezza nel procedimento di emissione del certificato di pagamento da parte della stazione appaltante; il trasferimento dei fondi da altre Amministrazioni alle stazioni appaltanti (42%); la lentezza per l'emissione del mandato di pagamento da parte della stazione appaltante (42%); la mancanza di risorse di cassa dell'Ente (32%); le vischiosità burocratiche all'interno della stazione appaltante (24%); il dissesto finanziario dell'Ente Locale (10%); la perenzione dei fondi (9%); il contenzioso (7%). Per fare fronte alla mancanza di liquidità provocata dal ritardato pagamento della Pubblica amministrazione nel 37% dei casi le imprese ricorrono alla riduzione del personale. Sotto il profilo della gestione finanziaria nel 72% dei casi richiedono l'anticipo di fatture in banca; nel 54% dilazionano i tempi di pagamento ai fornitori e/o sub appaltatori; nel 41% riducono gli investimenti; nel 29% procedono in auto-finanziamento; nel 22% richiedono scoperto bancario; nel 20% richiedono un finanziamento bancario a breve termine; nel 20% provano a dilazionare il versamento delle imposte e/o contributi, anche previdenziali; nel 20% rinunciano a partecipare ad appalti pubblici; nel 13% sospendono i lavori in corso; nel 13% attivano la richiesta di cessione pro soluto del credito; nell'8% richiedono la compensazione con le somme iscritte a ruolo; nel 5% richiedono la cessione pro solvendo del credito. Per il sistema Ance risulta prioritario riformare strutturalmente il patto di stabilità interno; pagare tutti i debiti pregressi (in particolare con un allentamento del patto di stabilità interno); garantire una certificazione sistematica e automatica dei debiti; rivedere le procedure, anche amministrative, relative ai pagamenti ed incentivare l'adozione di misure di semplificazione (tempi di emissione dei SAL, perenzione dei fondi). (ANSA).
   

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