(ANSA) - CASERTA, 13 MAR - Un dialogo immaginario con il
padre nel paradiso delle vittime innocenti di camorra, con un
continuo saliscendi tra fantastiche visioni celesti e la
sanguinosa e ambigua realtà in terra di clan. E' un Don Peppe
Diana mai visto, ma forse immaginato da tanti, quasi Beato tra
le anime, quello cui il giornalista Raffaele Sardo dà voce nel
suo nuovo libro "Don Peppe Diana, un martire in Terra di
Camorra", con prefazione di Gian Carlo Caselli, che sarà
presentato domani (ore 17) presso il Santuario Mariano di Villa
di Briano (Caserta) nell'ambito della rassegna "21/21 per don
Diana", promossa dal Comitato don Diana e dall'associazione
Libera in occasione del 21esimo anniversario, il 19 marzo
prossimo, dell'omicidio del sacerdote ucciso dal killer dei
Casalesi Giuseppe Quadrano nella sacrestia della parrocchia San
Nicola di Bari di Casal di Principe.
Interverranno il vescovo di Aversa Angelo Spinillo, il
presidente onorario della Federazione Antiracket Italiana Tano
Grasso, il sindaco di Casal di Principe Renato Natale e Nando
Dalla Chiesa, presidente onorario di Libera. Nel libro Sardo
ripercorre attraverso il dialogo carico di pathos tra don Diana
e il papà Gennaro, morto nel 2011, la parabola del clan dei
Casalesi e la conseguente rinascita di una coscienza civile tra
i cittadini. Ci sono i drammatici giorni, erano i primi anni
'90, in cui i camorristi avevano il controllo totale del
territorio e non avevano paura di mostrare la loro presenza con
cortei d'auto in piena Casale e le armi ben in vista tanto da
violare un tabù ammazzando un prete che pochi giorni prima aveva
parlato con i magistrati; "se hanno ucciso Gesù Cristo vuol dire
che potranno ammazzare anche noi che seguiamo i suoi
insegnamenti", dice Don Diana commentando il delitto a Palermo
avvenuto nel 1993 di don Pino Puglisi. E poi i giorni nostri in
cui il "medico" Renato Natale, sindaco anche in quei momenti poi
cacciato dalla sua stessa maggioranza perché contro la camorra,
è tornato a guidare il Comune. "È nu juorno buono", dice un
ragazzo di Casal di Principe nel giugno 2014 durante la festa
per l'insediamento di Natale, "e da domani in poi non mi
vergognerò più di essere casalese. Anzi dovunque mi presenterò,
dirò: 'Buongiorno, sono di Casal di Principe, la città di don
Peppino Diana e il mio sindaco è Renato Natale'". Nel mezzo
tanto sangue, come quello sparso dal clan durante la faide degli
anni '90 o da Setola nel 2008, e tanta ambiguità, come quella di
parte della stampa, che va dietro a dicerie false e diffamatorie
su don Diana. Sotto accusa anche la Chiesa, con i suoi troppi
tentennamenti a dire la verità sul martirio di don Diana e a far
partire il processo di beatificazione, se si eccettua la voce
isolata e coraggiosa del vescovo emerito di Caserta Raffaele
Nogaro. Ma dopo 21 anni, i frutti dell'indignazione e della
consapevolezza piantati con il sacrificio personale da don
Diana, sembrano finalmente maturi per voltare pagina. (ANSA).