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Raffone,disaffezione pure colpa Palamara

Raffone,disaffezione pure colpa Palamara

Presidente Tribunale Napoli: giudice è figura temuta, mai amata

NAPOLI, 12 luglio 2019, 18:32

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Se il rapporto tra i giudici e i cittadini, in Italia ed anche in Campania, sta facendo registrare una ulteriore disaffezione "è anche colpa di vicende come quelle dei giudici Palamara e Capuano (il giudice napoletano arrestato di recente per corruzione, ndr)" sebbene la figura del giudice sia sempre stata "temuta ma mai amata". A sostenerlo è Dario Raffone, facente funzioni di presidente del Tribunale di Napoli, per il quale tali vicende, fatta salva ogni doverosa prudenza, oscurano i costanti progressi della giustizia, specie civile, in Italia e in particolare a Napoli.
    Per Raffone, specialmente il caso Palamara "ha creato un clima di sfiducia tra i magistrati e le cosiddette correnti che, - sottolinea - credo si debbano riformare e non eliminare con un tratto di penna". "Abbiamo sempre bisogno di soggetti collettivi con cui veicolare le idee e le culture della giurisdizione - sostiene - allo stesso modo in cui la società civile non può fare a meno dei cosiddetti corpi intermedi".
   Inoltre, secondo il presidente facente funzioni del Tribunale di Napoli, è anche giunto il momento di "recidere il cordone che lega Csm e Anm". Parlando con i giornalisti, per la prima volta, da quando ha assunto la carica di presidente di fatto del Tribunale partenopeo dopo l'uscita di scena di Ettore Ferrara (ora in quiescenza), Dario Raffone, ha illustrato un quadro in "chiaro-scuro" delle attività del Tribunale: "Il Civile sta 'macinando' bene: vengono iscritte, presso questo Tribunale, ogni anno circa 100.000 nuove cause e le definizioni sono costantemente definite in numero lievemente maggiore. Particolare attenzione si sta rivolgendo, ha fatto sapere, alla definizione dei vecchi procedimenti e sebbene le cause civili si dovrebbero ragionevolmente definire entro tre anni, "spesso ci sono casi, come, ad esempio, i procedimenti legati a vicende ereditarie, in cui è impossibile rispettare i termini". In ogni caso le cause iscritte da oltre 10 anni non superano il 2% del complessivo carico del Tribunale e quelle ultratriennali non superano il 20%. Più difficile, invece, è la situazione che riguarda il Penale dove i procedimenti sono una enormità e dove la fatica a cui sono sottoposti i giudici è ravvisabile anche semplicemente guardando la fatica che segna i loro volti dopo quotidiani tour de force, connotati spesso dall'impossibilità di definire i giudizi per un infinita serie di difficoltà oggettive. Precipitano, su tale contesto, le specificità della criminalità organizzata con processi con centinaia di imputati ed alcune norme di legge da cambiare come quella che impone di ricominciare tutto da capo ogni qualvolta vi sia un mutamento nella composizione del collegio giudicante. Tornando, infine, sulla vicenda giudiziaria che ha investito il giudice napoletano Capuano, Dario Raffone ha stigmatizzato alcuni passaggi contenuti dell'ordinanza cautelare del gip di Roma riguardanti proprio il Tribunale di Napoli e con cui si esprimono giudizi "forse troppo ingenerosi". Il presidente ha auspicato, in ogni caso, severe sanzioni disciplinari anche per colpire vicende apprese proprio con l'ordinanza del GIP di Roma sul caso Capuano da dove si evincerebbe che una recente vincitrice del concorso in magistratura avrebbe suggerito al proprio padre indagato rimedi contro le intercettazioni al fine di depistare le indagini. In conclusione, Raffone, ha invitato tutti a riflettere sugli stretti rapporti esistenti tra giustizia e società e sulle ragioni che determinano una domanda così elevata di giustizia da parte di cittadini sempre più segnati da difficoltà economiche, da cadute del senso di solidarietà e che vedono nel diritto l'unica risposta possibile ai loro problemi.

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