Verrà riesumato il 25 luglio e
portato all'istituto di medicina legale di Pavia il corpo di
Pier Paolo Minguzzi, il 21enne di Alfonsine (Ravenna), studente
universitario, famiglia di imprenditori e carabiniere di leva
alla caserma di Mesola (Ferrara) sequestrato il 21 aprile 1987
mentre rincasava e probabilmente ucciso quasi subito dai
rapitori. In mattinata in Procura l'incarico per stabilire la
causa della morte del ragazzo, e analizzare eventuali profili di
Dna sui resti, è stato affidato al medico legale Giovanni
Pierucci e al genetista Carlo Previderè.
L'indagine di polizia, coordinata dai Pm Alessandro Mancini e
Marilù Gattelli, vede tre persone indagate in concorso per
sequestro di persona, omicidio aggravato e occultamento di
cadavere: Orazio Tasca, 54enne originario di Gela
(Caltanissetta) da tempo residente a Pavia; Angelo Del Dotto,
55enne nato a Palmiano e residente ad Ascoli Piceno e come il
primo all'epoca carabiniere ad Alfonsine; l'idraulico 62enne di
Alfonsine Alfredo Tarroni. Quest'ultimo, tramite il legale, si è
già detto disponibile a un prelievo di tampone salivare per
eventuale comparazione genetica e ha nominato un consulente. I
legali di Tasca e Del Dotto si sono riservati sul tampone.
Minguzzi, rapito verso l'una di notte, fu portato in una
stalla abbandonata di Vaccolino, nel Ferrarese, dove venne
soffocato e poi gettato nel vicino Po di Volano legato a una
grata sradicata dal casolare. Il corpo riaffiorò la mattina
dopo. I resti sono sepolti nel cimitero di Alfonsine dove il 25
luglio la squadra ritirerà il feretro da scortare fino a Pavia.
I tre sotto indagine erano stati tutti coinvolti, con
condanne già espiate, nel caso della tentata estorsione,
organizzata qualche mese dopo il sequestro del 21enne a un altro
imprenditore di Alfonsine (Contarini) che come la famiglia
Minguzzi operava nel settore dell'ortofrutta. Un contesto nel
quale fu ucciso un carabiniere 23enne originario di Caserta ma
in servizio nel Ravennate che la notte del 13 luglio 1987 si
trovava appostato per sorprendere i malviventi durante la
consegna del danaro: 300 milioni di lire, somma identica a
quella chiesta per il sequestro Minguzzi.
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