"Mimì si è preso collera, se non
vuoi rivendere il negozio gli devi dare 230mila euro": questo il
tenore dell'intercettazione di una conversazione tra i gregari
del clan Ferrara e l'imprenditore, un avvocato, vittima di una
tentata estorsione da 230mila euro.
Più volte, il clan, ha tentato di appropriarsi dell'immobile
acquistato all'asta dall'imprenditore e precedentemente
appartenuto ai genitori di tre delle sette persone fermate, che
l'avevano perso per non avere pagato a una banca rate per 75mila
euro.
Dopo vari tentativi, contraddistinti anche da minacce, il
clan, sempre attraverso i suoi gregari, convoca, lo scorso 21
gennaio, l'imprenditore a un incontro per formalizzargli
l'ultima richiesta, un pizzo da 230mila, 20mila in meno rispetto
al costo dell'immobile, così ripartiti: 80mila in contanti - da
pagare in tre giorni - e 48 rate da tremila euro ciascuna. I
gregari, inoltre, si sono fatti consegnare duemila euro, in due
tranche, per la loro intercessione grazie alla quale l'iniziale
richiesta estorsiva da 250 mila euro era stata ridotta a 230
mila.
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