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Disabili, la "cena di Babette" dei ragazzi di Quarto

Impegno di 20 ragazzi che gestiranno angolo bar scuola Pozzuoli

(ANSA) - NAPOLI, 10 SET - Sei mesi di lavoro per dimostrare, a se stessi e agli altri, di "saper fare", di saper preparare e servire una cena vera, dalla cucina al servizio in sala, alla mescita dei vini nei calici. E' il percorso di venti ragazzi down e con deficit intellettivo che vivono a Quarto, nel Napoletano, feudo di camorra ma anche luogo di riscatto e impegno civile.

In venti, tutti fra i 18 e i 30 anni, hanno completato un percorso formativo (lo hanno chiamato "Modi gentili e semplici sapori") e ieri sera, a Napoli, fra i vigneti delle Cantine Astroni, hanno dato vita alla loro personalissima "cena di Babette".

Daniela, Maria, Mariarosaria, in cucina, hanno preparato freselle di baccalà e polpettine di calamari, calamarata e cous cous di mare; Luisa, Roberto e Ivan hanno portato i piatti in sala e Marco, Martina e Mario (solo per citarne alcuni) hanno servito i vini, con inappuntabile precisione, fra emozioni, impegno e qualche lacrima di commozione e soddisfazione.

Tutti insieme, con l'aiuto di due professionisti (lo chef Michele Grande e il direttore di sala Stefano Piccirillo) hanno tagliato quello che per loro è un grande traguardo, ma anche un punto di partenza perchè dalla prossima settimana, ancora una volta tutti insieme, faranno proprio sul serio: gestiranno l'angolo bar della scuola professionale "Multicenter School", in via Campana, a Pozzuoli (Napoli).

Continuando a coltivare il sogno loro e delle loro famiglie: dar vita a una "fattoria didattica" con un allevamento di animali, la coltivazione e la trasformazione dei prodotti della terra, la produzione di piccoli oggetti di artigianato. "Magari in un bene confiscato alla camorra - dice Maria Trapanese, presidente dell'associazione di volontari e genitori "La bottega dei semplici pensieri" che ha dato vita a questa comunità di impegno e lavoro - Siamo convinti e stiamo dimostrando con le attività di questi meravigliosi ragazzi che la disabilità non è un impedimento all'autonomia e alla crescita. Basta crederci e non essere soli, anche in realtà difficili come la nostra". (ANSA).


   

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