(ANSA) - CATANZARO, 31 DIC - Che sia "Almaneti" o "Rosaneti"
di Librandi, "Dovì" dell'azienda Ferrocinto o ancora "Gran
Cuvee'" brut e rosè de iGreco, "Frankye Go" dell'azienda Santa
Venere, "Ferdinando 1938" brut rosè di Statti o "Don Fortunato"
di Tenuta Iuzzolini, di certo alzare i calici per salutare,
com'è tradizione, l'arrivo del nuovo anno con spumanti "made in
Calabria", è ormai diventata una consuetudine dal Pollino allo
Stretto.
Il "cin cin" per lasciarsi dietro le spalle i dodici mesi
passati è merito, senza dubbio, dei progressi consolidati di
alcune delle principali realtà vinicole della regione. Aziende
che, da anni, si sono cimentate, con un certo successo, con il
mondo delle bollicine. Un settore che, a livello nazionale,
riesce perfino a tenere testa alla blasonata tradizione dello
champagne d'Oltralpe. E così sono tante le etichette calabresi,
frutto della sapiente coltivazione di vitigni autoctoni come
gaglioppo, magliocco, mantonico e greco, in grado di proporsi
all'attenzione del mercato regionale e non solo. Prodotti, in
alcuni casi piccoli gioielli, che celano lo sforzo di case
vinicole che, sebbene già in possesso di un nome talvolta
affermato nel panorama enoico, hanno accettato di mettersi in
gioco puntando decisamente alla conquista di un segmento
commerciale assolutamente nuovo ma dalle prospettive più che
incoraggianti.
Cantine conosciute ed apprezzate al di fuori dei confini
della regione per i loro vini di nome che si sono cimentate
nella spumantizzazione di vitigni autoctoni sulla scia di quel
percorso sperimentale, saldamente ancorato alla riscoperta delle
antiche radici enoiche della Magna Grecia, che ha portato
l'enologia calabrese a compiere negli ultimi anni passi da
gigante. Un lavoro fondato sulla presenza di 11 mila ettari d
vigneto sparsi sul territorio della regione da Cirò a
Castrovillari, da Bisignano a Paola ed a Lamezia Terme che
riassume e sintetizza i progressi di un settore strategico
nell'ambito dell'agroalimentare da export, unica voce che dà
segni di vita nell'asfittico panorama economico di una Calabria
che, solo fino a un decennio addietro, era considerata la
cenerentola del vigneto Italia.
Un brindisi, quello del prossimo Capodanno, che assume un
valore ancora più significativo se si tiene conto dell'aumento
record (+ 20%) delle spedizioni di spumante italiano all'estero,
secondo quanto emerge da un'analisi di Coldiretti relativa ai
primi otto mesi del 2016. Dato tutt'altro che scontato se
rapportato al boom di richieste di bollicine italiane
registrato anche dalla Francia Prosit. (ANSA).