(ANSA) - CATANZARO, 9 DIC - Che si chiamino "cuddrurieddri" o
"cullurielli", "cuddruraidri" o, ancora, "crispeddi ca lici", in
ossequio alla localizzazione geografica, le crespelle a base di
patate lesse, farina, lievito e sale sono il cibo povero
tradizionale e irrinunciabile che, da sempre in Calabria
caratterizza tutto l'intero arco delle festività di Natale.
Dalla vigilia dell'Immacolata in poi, non c'è casa o luogo
d'incontro dove non si onori degnamente questo autentico rito
gastronomico. Un momento di vero e proprio avvicinamento verso i
più robusti pranzi e cenoni che, dal Pollino allo Stretto, si
succedono all'insegna dell'abbondanza e dei sapori.
Le ciambelle, con alici o senza, a seconda dei gusti, fritte
nell'olio bollente, arricchiscono e rendono più consona alla
tradizione l'atmosfera di festa che dall'Immacolata conduce
all'Epifania passando per Natale e Capodanno. Una parentesi
piacevole (c'è anche la versione dolce per i più golosi)
all'insegna della cucina povera di un tempo che, però, si lega
perfettamente anche ai tanti piatti della memoria tipici delle
feste in famiglia. Soprattutto i piatti della vigilia di Natale
come i bucatini alla mollica, la pasta fatta in casa. O ancora
il pesce stocco, le minestre di verdura, le fritture di carciofi
e, per dessert, il trionfo di dolci del tipo fichi a crocetta
ricoperti al cioccolato, i turdilli al miele, la pitta
'mpigliata o i dolci a base di cedro candito innaffiati da
liquori alla liquirizia e al bergamotto. (ANSA).