(ANSA) - SELLIA MARINA (CATANZARO), 29 OTT - In quei modelli
lucidi, agili e scattanti usciti dallo stabilimento Innocenti di
Milano c'è la storia di un marchio di punta del Made in Italy
post ricostruzione, ma anche il riconoscimento plastico del
riscatto possibile di un Paese. A Sellia Marina, in un edificio
rurale nel verde del fondo De Seta, alla Lambretta - mezzo di
trasporto ma anche autentico mito a due ruote per generazioni di
italiani - è stato dedicato un museo storico.
Si chiama don Andrea Bruno ed è un sacerdote di 79 anni,
l'artefice di questo vero e proprio "monumento" dedicato a
quello che rimane uno dei simboli più autentici dell'ingegno e
del valore della tradizione motoristica e dell'"italian style".
Parroco di Soveria Simeri, comune dell'entroterra, poco distante
dal Museo, don Andrea, con la passione per le due ruote maturata
sin da quando da bambino venne letteralmente rapito dalla
particolarità di quel mezzo a due ruote, ha impiegato oltre 40
anni e tanto, tanto tempo per ritrovare gli esemplari (a partire
dal prototipo A con motore a due tempi di 123,7 cc, cambio a tre
velocità) che oggi impreziosiscono la sua collezione. Poco a
poco, di modello in modello, alla passione del semplice amatore
si è, però sostituita la cura e la precisione del puro
collezionista. E' nata così l'idea del museo storico che, dal
2005, ha trovato ospitalità in questo fabbricato a poca distanza
dalla statale 106 Jonica dove gli arredi d'impronta rurale non
fanno altro che esaltare le "doti" dello scooter italiano, più
scarno ed essenziale, rivale da sempre della Vespa prodotta
dalla Piaggio. Dal 1970 ad oggi ci sono volute tanta passione
e molte ore di lavoro certosino per mettere assieme i circa
cinquanta modelli rappresentativi delle 15 versioni di Lambretta
partoriti dalle linee produttive Innocenti fino al 1968 e
tornati a nuova vita utilizzando solo pezzi originali. Un lavoro
che don Bruno ha compiuto personalmente assieme al fratello
meccanico.
Oggi, però, dal modello "150 F" al "150 D" e a tutti gli
altri sono lucide e perfettamente funzionanti quelle "lambrette"
che costituiscono un vero e proprio itinerario della memoria,
rimesse a nuovo dopo essere state inseguite e, talvolta, anche
scovate magari in qualche vecchio e polveroso garage. E sono
tanti i modelli che si possono ammirare rendendo omaggio allo
spirito di intrapresa dell'ingegnere Ferdinando Innocenti (colui
che ha dato il nome ai tubi utilizzati per i moderni ponteggi) e
all'inventiva di due ingegneri aeronautici, Pierluigi Torre e
Cesare Pallavicino. Un tuffo nel passato per chi ha avuto modo
di vivere e di rivivere così gli anni della rinascita
dell'Italia, ma anche l'occasione, soprattutto per le nuove
generazioni, di conoscere e fare proprio un pezzo importante di
storia e di costume che non può e non deve essere
frettolosamente archiviato. (ANSA).