Malgrado la battuta d'arresto del 2011-2012 provocata dalle rivolte che hanno portato alla caduta del regime di Ali Abdullah Saleh, l'economia yemenita e' oggi in grado di realizzare un tasso di crescita del 4,4% che, secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale, dovrebbe salire a quota 5,4% nel 2014, per poi raggiungere il 6% nel 2018. E' con questo biglietto da visita che una folta delegazione di imprenditori yemeniti si e' presentata a Roma al Business Meeting Italia-Yemen organizzato ieri pomeriggio da Confindustria Assafrica & Mediterraneo, in collaborazione con ministero degli Esteri e Ice. Obiettivo della visita, in corso in questi giorni, e' anche quello di individuare le opportunita' di investimento sul mercato italiano. ''Erano molti anni - commenta con soddisfazione Pier Luigi d'Agata, direttore generale di Assafrica - che gli imprenditori yemeniti non si facevano vedere. E siamo pronti a chiudere un accordo con una qualsiasi associazione imprenditoriale yemenita per strutturare il nostro rapporto''. Fortemente dipendente dal petrolio, che costituisce il 25% circa del Pil e rappresenta circa il 90% delle esportazioni, anche per lo Yemen diversificazione e' la parola chiave. Si punta su settore agricolo, edilizio, cantieristico (ossia le riparazioni di navi commerciali), manifatturiero (in particolare con la produzione di tessuti di cotone, pelletteria, agro trasformazione e fabbricazione di prodotti di alluminio). E proprio in questo cuneo, le imprese italiane possono inserirsi, evitando di lasciare spazi ad altri competitor interessati a entrare sul mercato yemenita. ''Nel 2012 - ha ricordato Francesco Pensabene dell'agenzia Ice - l'export italiano verso lo Yemen ha registrato un incremento del 45,5% (79 milioni di euro). L'Italia e' infatti il sesto fornitore europeo e il venticinquesimo su scala mondiale e risulta essere il primo cliente degli ormai 28 Paesi dell'Unione, con un import pari a 34 milioni''. Gli investimenti diretti italiani ammontano a 26 milioni di dollari. ''Poca cosa se paragonati ad altri investimenti stranieri - rimarca - ma potenziare la presenza italiana e' possibile. Serve pero' un quadro politico piu' stabile''. ''Il dialogo nazionale in Yemen va avanti e siamo ottimisti sul futuro'', assicura l'ambasciatore yemenita in Italia, Khalid Al Akwa, che a margine dell'incontro spiega: ''un incidente in una zona del Paese non pregiudica l'intera sicurezza dello Stato. Il nostro auspicio e' che gli italiani investano anche nel settore turistico''. Malgrado le notizie di rapimenti e di attacchi a Nord e a Sud del Paese, ci sono intere zone in cui non accade nulla. ''Non si e' mai sentito di incidenti a Socotra, per esempio. Ed e' proprio sullo sviluppo delle isole (circa 120 disseminate lungo tutto il territorio yemenita ndr), che vogliamo puntare per rilanciare il turismo'', rimarca Al Akwa. E un disco verde arriva anche dalle autorita' italiane.
''Oggi si guarda al processo di stabilizzazione yemenita come a un modello'', ha ricordato l'ambasciatore italiano a Sanaa, Luciano Galli, nel suo messaggio alla platea. Alle aziende che sono fuggite dopo la crisi politica, il numero uno dell'ambasciata italiana suggerisce, ''tornate in Yemen, prima che altri concorrenti entrino sul mercato prima di noi''. A tutelare gli investimenti italiani in Yemen, ha ricordato, c'e' anche l'accordo bilaterale del 2008 (che ha durata decennale).
(ANSAmed).