In Tunisia, Paese che sino alla 'rivoluzione dei gelsomini' aveva fatto della tolleranza una delle sue connotazioni originali nel panorama arabo, la prostituzione era accettata, tollerata, mai avversata in modo esplicito. Ora, con l'avvento di Ennahda, partito confessionale e intriso di morale musulmana, il vento sembra cambiato e cominciano ad emergere dei movimenti, piu' o meno spontanei, che mirano a reprimere la prostituzione, e non certo per rispetto per il ruolo della donna nella societa' tunisina. E' abbastanza inutile negare che, in Tunisia cosi' come accade altrove, anche la presenza di una forte industria turistica ha in qualche modo alimentato questo fenomeno.
Soprattutto nelle zone a forte vocazione vacanziera, dove certo non e' un'eresia dire che esiste anche un 'turismo del sesso', il tutto celato da una apparente riservatezza, nel quale sono coinvolti ragazze e ragazzi. Ma, quanto detto dalla signora Belhaj, va oltre perche', parlando di organizzazioni, ha sottolineato che esistono sfruttati e quindi sfruttatori, facendo capire che la criminalita' e' entrata pesantemente in questo che rimane a tutti gli effetti un lucroso affare. Che, ha detto ancora il presidente dell'associazione felle Donne denmmocratiche, non si ferma davanti a nulla. Sarebbero molte, infatti, le ragazze di cui le famiglie hanno denunciato la scomparsa e per le quali c'e' il fondato sospetto che siano state rapite per essere costrette ad entrare nel giro della prostituzione. (ANSAmed).