Ma questa volta la scelta dell'obiettivo sembra destinata a creare una frattura dentro i musulmani tunisini perche' si rivolge non tanto ad un simbolo dell'odiato sufismo, quanto perche' indirizzato a chi, quasi otto secoli fa, andando contro la morale imperante, seppe, donna di origini umili, emergere in molti campi, spesso lontani, come le scienze, la teologia, la giurisprudenza islamica. Una donna che, cosa inattesa e non accettata, volle lavorare e scelse di farlo non nei quartieri piu' poveri. A nove anni era considerata, per le cose che conosceva e faceva, una bambina prodigio, ma i pregiudizi anti-femminili del tempo mutarono tale giudizio, facendola ben presto bollare come una folle. Per i suoi nemici, non per chi in Saida Manoubia vedevano un simbolo dell'affrancamento da una condizione marginalizzata. Tanto che il suo mentore spirituale, Hassan al Chadhili, uno dei maggiori esponenti del sufismo, l'autorizzo' a creare, lei donna e per molti eretica, una confraternita nell'ambito del suo ordine, la Chadiliyya. Un unicum piu' che un privilegio. Anche la vita privata fu oggetto di una campagna di odio nei suoi confronti perche', quando andava a pregare sulle colline che sovrastano Tunisi, si faceva accompagnare da quello che, ironicamente, era definito come il suo ''favorito''. Ma tutto questo non ha scalfito, almeno sino ad oggi, la considerazione di cui gode, tanto che su di lei e' stata redatta una agiografica da uno degli imam della moschea di Zitouna, che, sino all'avvento del laico Bourghiba, era la piu' importante del Maghreb e ''gareggiava'' con al Azhar per la supremazia nell'islam sunnita. Saida: donna, sapiente e libera, un bersaglio fin troppo facile per i salafiti tunisini di oggi che cercano di riportare indietro le lancette della condizione femminile nel Paese, tutelata da una legge, adottata subito dopo la fine del protettorato francese,la prima e piu' avanzata nel mondo arabo.
(ANSAmed).