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Tunisia: Santa, sufi e donna, nel mirino dei salafiti

Continua aggressione a islam non integralista;critiche a governo

06 marzo, 14:14

(di Diego Minuti) (ANSAmed) - TUNISI, 6 MAR - Donna, venerata e sufi: troppo per restare indenne davanti alla furia integralista che anima i salafiti tunisini che, ogni giorno, aggiungono un tassello al mosaico dell'intolleranza, che e' diretta, all'interno dell'islam, verso le correnti che non accettano. Il loro bersaglio e' ora anche Saida Manoubia, nata intorno al 1180 e morta nel 1257, considerata una santa tunisina e, caso pressoche' unico, che ha avuto l'onore di due zaouias, santuari che la celebrano come studiosa dell'islam sufista, ma soprattutto come una donna che seppe, nel dodicesimo secolo, spezzare gli stereotipi che incatenavano il mondo femminile al focolare domestico (casa e figli) e a null'altro. I salafiti tunisini in occasione dei riti che sono celebrati di domenica e soprattutto da officianti donne nel santuario di La Manouba, prima delle preghiere, hanno distribuito dei volantini, al limite della farneticazione, in cui, riferisce oggi il sito Tunisie Numerique, ''sconsigliavano'' caldamente i fedeli di frequentarli, usando la solita, immancabile accusa, blasfemia, che tirano fuori ogni qualvolta spostano la lotta nei confini dell'islam. Potrebbe apparire uno dei tanti episodi di furore integralista che sembra pervadere, ogni giorno, le cronache tunisine in un silenzio del governo che il mondo laico considera molto vicino alla connivenza piu' che alla tolleranza.

Ma questa volta la scelta dell'obiettivo sembra destinata a creare una frattura dentro i musulmani tunisini perche' si rivolge non tanto ad un simbolo dell'odiato sufismo, quanto perche' indirizzato a chi, quasi otto secoli fa, andando contro la morale imperante, seppe, donna di origini umili, emergere in molti campi, spesso lontani, come le scienze, la teologia, la giurisprudenza islamica. Una donna che, cosa inattesa e non accettata, volle lavorare e scelse di farlo non nei quartieri piu' poveri. A nove anni era considerata, per le cose che conosceva e faceva, una bambina prodigio, ma i pregiudizi anti-femminili del tempo mutarono tale giudizio, facendola ben presto bollare come una folle. Per i suoi nemici, non per chi in Saida Manoubia vedevano un simbolo dell'affrancamento da una condizione marginalizzata. Tanto che il suo mentore spirituale, Hassan al Chadhili, uno dei maggiori esponenti del sufismo, l'autorizzo' a creare, lei donna e per molti eretica, una confraternita nell'ambito del suo ordine, la Chadiliyya. Un unicum piu' che un privilegio. Anche la vita privata fu oggetto di una campagna di odio nei suoi confronti perche', quando andava a pregare sulle colline che sovrastano Tunisi, si faceva accompagnare da quello che, ironicamente, era definito come il suo ''favorito''. Ma tutto questo non ha scalfito, almeno sino ad oggi, la considerazione di cui gode, tanto che su di lei e' stata redatta una agiografica da uno degli imam della moschea di Zitouna, che, sino all'avvento del laico Bourghiba, era la piu' importante del Maghreb e ''gareggiava'' con al Azhar per la supremazia nell'islam sunnita. Saida: donna, sapiente e libera, un bersaglio fin troppo facile per i salafiti tunisini di oggi che cercano di riportare indietro le lancette della condizione femminile nel Paese, tutelata da una legge, adottata subito dopo la fine del protettorato francese,la prima e piu' avanzata nel mondo arabo.

(ANSAmed).

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