(ANSAmed) - DOHA, 13 FEB - E' iniziato a Doha il Terzo Incontro Ministeriale del Movimento Non Allineato sul Progresso delle Donne a cui partecipano oltre 500 delegati da 80 Paesi diversi in una discussione di 3 giorni su questioni quali la parita' fra i sessi, l'eliminazione di ogni forma di discriminazione, la promozione dell'accesso all'istruzione, a forme di finanziamento e alla sanita', che potrebbe portare domani alla firma della Dichiarazione di Doha, un documento vincolante per i membri del movimento. La bozza della dichiarazione contiene 80 clausole divise in 10 sezioni ed e' il risultato del lavoro di esperti del bureau del Movimento a New York. Fra le clausole previste vi sono anche impegni concreti che gli Stati firmatari andrebbero ad assumersi, quali per esempio l'aumento della partecipazione femminile al 50% negli alti livelli decisionali specialmente politici e l'assegnazione dello 0,7% del PIL al sostegno pubblico allo sviluppo. Ma quello che sta emergendo dall'incontro ministeriale iniziato ieri a Doha e' che spesso il problema delle donne non e' la mancanza di leggi che le tuteli, ma e' la tradizione culturale di un Paese. "Il problema non e' il governo, il problema e' il popolo con le tradizioni e i costumi" ha dichiarato Samha Saeed, che lavora nel Ministero per gli Affari Sociali dell'Arabia Saudita e si trova a Doha per l'incontro ministeriale del movimento dei non allineati come membro della delegazione saudita. Molti padri sauditi ancora costringono le loro figlie a sposarsi all'eta' di 11 anni, quando anche l'Islam, religione ufficiale di Stato dell'Arabia Saudita, impone che la donna dia il suo consenso per sposarsi. Consenso che prevede una consapevolezza che a 11 anni non si puo' pretendere di avere.
"Un altro problema e' la violenza domestica sulle donne. Il re sta facendo di tutto per vietare agli uomini di essere aggressivi, ma queste leggi avranno bisogno di tempo perche' le tradizioni remano in senso opposto e in fondo noi siamo tribu" ha dichiarato Majda Ibrahim AlJaroudi, Professoressa alla King Saud University e membro della delegazione saudita all'incontro a Doha. "Il problema sono le persone" aggiunge sinteticamente.
Entrambe Saeed e AlJaroudi ritengono che l'Arabia Saudita abbia fatto passi avanti nella tutela dei diritti delle donne anche attraverso la nomina di una donna come Ministro dell'Istruzione.
Su YouTube circola ancora il video della donna saudita che si e' filmata alla guida di una macchina, cosa ancora proibita nel regno. "Abbiamo problemi molto piu importanti che guidare la macchina. Molte donne non sono istruite e non conoscono i loro diritti, non hanno un lavoro perche' e' considerato una vergogna lavorare...e anche qui ritorniamo alle tradizioni e ai costumi" ha affermato AlJaroudi.
Anche in altri Paesi arabi il problema dei diritti della donne non sembra essere la mancanza di leggi, ma la mancanza di una effettiva applicazione. "Con Gheddafi avevamo molte leggi a tutela delle donne, ma non venivano applicate" ha dichiarato Naima Etaher, membro dell delegazione libica. Molti sostenitori di Gheddafi sono stati responsabili di stupri di massa come mezzo sistematico di guerra. "Non vogliamo una vendetta personale, vogliamo che il governo applichi le leggi contro la violenza sessuale" ha affermato Etaher. Sono tutte convinte che la firma della Dichiarazione di Doha potra' portare un cambiamento nei loro Paesi non solo per gli impegni governativi che implica, ma per aggiungere un passo inverso rispetto alla tradizione maschilista ancora dominante nel mondo arabo.(ANSAmed)