L'ex leader del Gruppo Combattente dei Libici Islamici (Lifg), formazione anti-Gheddafi protagonista a meta' degli anni '90 di diverse insurrezioni in Cirenaica e, secondo alcuni studiosi, di ben tre tentativi di uccidere il rais, formera' un suo partito, ha reso noto un consigliere.
Non e' chiaro quali saranno le prossime mosse: gli osservatori ipotizzano che la nuova formazione politica non riesca a debuttare in tempo per le elezioni dell'Assemblea costituente, previste il 19 giugno, e punti a quelle politiche, che verranno indette subito dopo l'approvazione della nuova Costituzione.
Intanto, Belhaj ha ufficializzato le proprie dimissioni, e il Consiglio nazionale transitorio libico (Cnt) dovrebbe nominare un nuovo capo del Consiglio militare di Tripoli, che conta su una forza armata di oltre 25.000 uomini.
Nato nel 1966 nella capitale libica, una laurea in ingegneria, Belhaj ha un passato di combattente al fianco dei mujaheddin afghani all'epoca dell'invasione sovietica. Tornato in patria costituisce il gruppo islamico anti-Gheddafi, poi rientra nuovamente in Afghanistan, questa volta sotto l'egida dei talebani.
Nel 2002 il regime di Muammar Gheddafi spicca un mandato di cattura nei suoi confronti accusandolo di avere ''stretti legami'' con al Qaida e con il mullah Omar. Due anni dopo viene catturato in Thailandia con la collaborazione della Cia e del MI6 e poi restituito al regime di Gheddafi, dopo una tappa nel carcere speciale di Guantanamo, nell'ambito del programma di 'rendition' piu' volte messa in atto dall'intelligence Usa.
Esce dal carcere nel 2010, amnistiato da Saif al-Islam. Pochi mesi dopo guida una delle fazioni piu' agguerrite della rivolta, quella che a fine agosto, con l'aiuto dei Tuwar (rivoluzionari) del Jebel Nafusa, pone fine allo strapotere di Gheddafi, costringendo lui e la sua famiglia a una precipitosa ritirata, e ad abbandonare la capitale nelle mani dei ribelli.
Ma non e' tanto il suo discusso passato a preoccupare alcuni settori del Cnt: Belhaj sarebbe sostenuto direttamente dal Qatar, che avrebbe elargito aiuti a pioggia, economici e militari. Lui si definisce ''un normale cittadino che combatte per una causa comune'', ma e' certamente uno dei leader piu' amati in un Paese in cui si profila una Costituzione con la Sharia come principale fonte di diritto, come numerosi esponenti del Cnt hanno anticipato. E forse potrebbe essere proprio lui quell''uomo forte'' che secondo i sondaggi i libici aspettano nella Libia post-Gheddafi. (ANSAmed).