(ANSAmed) - ROMA, 20 OTT - Personaggi al margine che si muovono tra Marocco, Turchia ed Iraq, ognuno con un suo viaggio senza un chiaro finale: è Itar El-layl (tradotto The narrow frame of midnight), una pellicola presentata al Festival del Film di Roma, prodotta da Francia, Marocco e Regno Unito e diretta da Tala Hadid, già autrice di Sacred Poet, dedicato a Pier Paolo Pasolini.
La vicenda, fatta di immagini dal forte sapore pittorico rese con splendida fotografia (Hadid, nata a Londra da famiglia marocco-irachena, ha una formazione da pittrice) racconta il destino di Aicha, una bambina 'comprata' da un acquirente francese e che dev'essere portata fuori dal Marocco da Sailor e Lula, una coppia di disgraziati che sperano nel 'colpaccio' che frutterebbe loro centomila euro. Le loro strade incorciano quelle di Zacaria, che parte dal Marocco verso l'Iraq alla ricerca del fratello, forse finito nelle fila di una milizia fondamentalista. Zacaria mette in salvo - forse - Aicha presso una sua amica francese che vive in Marocco, poi parte per un Iraq fatto di sangue (straordinaria la scena nell'obitorio improvvisato pieno di cadaveri avvolti in lenzuoli rosa) e distruzione per ritrovare l'unico pezzo di famiglia che gli sia rimasto. Una ricerca che si conclude in una piazza di Baghdad con un finale incerto e visivamente straordinario. Itar El-Ayla è un racconto fatto di immagini, e anche la trama è costantemente inframezzata da inquadrature di edifici, oggetti piccoli e grandi, elementi della natura. Il quadro che ne scaturisce è quello di un mondo, tra Mediterraneo e Medio Oriente, in sofferenza umana e morale, segnato dalla violenza, da povertà, degrado, e incertezza assoluta nel futuro. L'occhio del regista narra senza spiegare - e questo è forse il limite più evidente del film - ma lascia lo spettatore con un disagio profondo ed inquieto. (ANSAmed).