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Arabia saudita: nasce citta'-ghetto per donne in carriera

Separazione per coniugare lavoro e ambizioni donne con Sharia

13 agosto, 19:20

(ANSAmed) - ROMA, 13 AGO - Dirigenti, donne in carriera o semplici operaie, le donne in Arabia saudita d'ora in poi potranno lavorare, purché relegate e separate dal mondo del lavoro maschile: per accoglierle il regno ultraconservatore costruirà una città-ghetto, dedicata solo a loro, dove l'osservanza più rigida della Sharia dovrebbe andare a braccetto con il progresso sociale e assecondare il bisogno di lavoro di molte donne, che potranno così progettare liberamente la propria carriera, senza incontrare gli ostacoli né subire le angherie dell'inflessibile società patriarcale in cui vivono. La "città delle donne" o, in termini più accondiscendenti, il "polo lavorativo femminile", che sarà costruito nella municipalità orientale di Hafuf, costituisce una sorta di "concessione" ai diritti femminili, come il regime saudita da un po' di tempo in qua stilla con il contagocce, fra qualche passo avanti e consistenti passi indietro, come la proibizione alle donne di guidare l'automobile.

La richiesta di costruire la città per donne è stata fatta all'Authority saudita per la proprietà industriale (Modon), ente statale responsabile per lo sviluppo industriale delle città del regno Saudita, e viene sostenuta da un finanziamento di 500 milioni di riyal (circa 108 milioni di euro). Il progetto, i cui lavori partiranno il prossimo anno, si prevede possa creare 5.000 posti di lavoro, soprattutto nei settori tessile, alimentare e farmaceutico e ospitare imprese che diano lavoro solo alle donne e imprese amministrate da donne. "Sono sicuro che le donne possano dimostrare la loro efficienza in molti settori e scegliere i settori produttivi che meglio soddisfino i loro interessi, la loro natura e la loro abilità", ha dichiarato il vicedirettore generale del Modon, Saleh Al-Rasheed al giornale saudita Al Eqtisadiah, citato dal tabloid britannico Daily Mail. E per il futuro "stiamo già lavorando a una seconda città industriale per sole donne" e "abbiamo un piano per creare un certo numero di imprese aperte a sole donne in varie parti del Paese", ha aggiunto l'industriale.

Il regno di stretta osservanza wahabita ha già delle imprese che impiegano donne, ma, a fronte di un mercato del lavoro in cui le donne sono solo il 15%, intende promuovere un loro ruolo più attivo nella società, non solo nei settori produttivi, e favorire l'occupazione specialmente fra le donne più giovani. Lo scorso settembre re Abdullah annunciò che le donne avrebbero avuto il diritto di candidarsi a partire dalle elezioni locali del 2015. Un passo avanti che a molti è sembrato in stridente contraddizione con gli handicap che il diritto di famiglia e quello di proprietà ostano alla parità dei diritti fra i sessi in un Paese che proibisce per legge alle donne di guidare e che ha dovuto subire un forte pressing da parte del Comitato olimpico internazionale (Cio) perché concedesse alle donne di partecipare a competizioni sportive internazionali. E se è finita dopo un minuto di combattimento contro la portoricana Melissa Mojica, l'olimpiade londinese ha consentito alla judoka saudita Wojdan Shaherkani di piantare la storica bandiera di unica atleta femmina di un Paese di rigida osservanza islamica, insieme a quella dell'atleta afghana Tahmina Kohistani.

(ANSAmed).

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