In una intervista alla tv Most, emittente kosovara in lingua serba, Tadic ha detto che ''le municipalita' locali non possono risolvere la complessa questione del Kosovo''. A indire il referendum per il 14 e 15 febbraio sono stati i responsabili municipali di Zubin Potok, Zvecan, Leposavic e del settore serbo di Kosovska Mitrovica, i quattro maggiori comuni del nord del Kosovo a maggioranza di popolazione serba. Per Tadic, ''il momento e' molto delicato, ed e' molto facile fare errori che potrebbero avere conseguenze gravi negli anni a venire''. Per questo, il referendum a suo avviso potrebbe danneggiare gli interessi dello stato serbo.
Contrario al referendum si e' detto oggi anche il portavoce del governo di Belgrado, Milivoje Mihajlovic, per il quale una tale consultazione dall'esito scontato non aiutera' a risolvere il problema del Kosovo. Il referendum, ha detto, accentuera' le divisioni fra i serbi del nord (piu' radicali e nazionalisti) e quelli che vivono nelle enclavi a sud del fiume Ibar (piu' moderati e disponibili a una convivenza con la popolazione kosovara albanese). Mihajlovic ha accusato i partiti dell'opposizione conservatrice e nazionalista di Belgrado di incoraggiare il referendum allo scopo di ostacolare a tutti i costi il cammino della Serbia verso l'integrazione nella Ue.
Tra febbraio e marzo, la Ue tornera' a prendere in esame la richiesta di Belgrado per l'ottenimento dello status di paese candidato all'adesione all'Unione. Il mese scorso Bruxelles aveva rinviato tale decisione sulla Serbia a causa della persistente situazione di tensione in Kosovo, dove restano barricate erette dai serbi nel nord al confine con la Serbia, e dove Belgrado mantiene ancora proprie strutture parallele di governo nel nord a maggioranza serba. (ANSAmed)