''Lo Stato non ha soldi neanche per le spese strettamente necessarie'', ha aggiunto il premier sloveno. La Corte di Strasburgo ha dato ragione in seconda istanza ai ''cancellati'' decretando che i non-sloveni ai quali nel 1991 e' stata negata la cittadinanza o il permesso di soggiorno, benche' vivessero in Slovenia da molti anni, sono cosi' rimasti senza i diritti sociali e lavorativi. Secondo Amnesty International, dei 25 mila ''cancellati'' nel 1991 dal registro degli abitanti della Slovenia, ''ancora 13 mila sono privi di un qualunque status e vivono in condizioni sociali e materiali precarie''. Alcuni esperti hanno calcolato che gli indennizzi potrebbero costare allo Stato sloveno circa 500 milioni di euro. Il timore dell'alto costo dei risarcimenti era risultato cruciale anche al referendum tenutosi nel 2004, quando i cittadini sloveni respinsero una legge che prevedeva la restituzione ai ''cancellati'', perlopiù bosniaci, serbi e kosovari, di alcuni diritti sociali derivanti dalla residenza.
(ANSAmed).