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Crisi: Patrasso, porta d'Europa in lotta per sopravvivere

Traffico in calo e cruccio immigrati. Ma investimenti continuano

26 marzo, 12:22

(di Chiara Rancati) (ANSAmed) - PATRASSO, 26 MAR - I greci la chiamano 'la porta orientale dell'Europa', passaggio storico tra Medio Oriente e Adriatico. Oggi, Patrasso resta uno snodo importante, soprattutto per il traffico passeggeri, ma e' ormai lontana dagli splendori degli anni Ottanta e Novanta, e paga come tutto il Paese un elevato prezzo alla crisi.

''Un tempo questa era la principale citta' industriale di Grecia - racconta Coletsos, responsabile dei servizi di sicurezza dell'Autorita' portuale di Patrasso - con distillerie, aziende vitivinicole, fabbriche tessili e cartiere. Lo sviluppo e' iniziato negli anni Trenta, ed e' esploso dopo la guerra. Ma dagli anni Ottanta e' stato il declino, per una serie di ragioni come la delocalizzazione di certi tipi di produzione. Nel 2000 era tutto finito, e oggi ci resta solo il porto. Per questo per le persone della mia generazione e' importante salvaguardarlo, mantenerlo piu' efficiente e operativo possibile''. Un impegno a cui l'Autorita' non e' mai venuta meno, continuando a investire nello sviluppo dell'area, e addirittura inaugurando un nuovo terminal passeggeri, il Porto Sud, a luglio dell'anno scorso.

Ciononostante, i numeri parlano di una contrazione inesorabile dei volumi di attivita', che si e' fatta piu' rapida dal 2007 a oggi: nel 2011, i passeggeri in partenza verso destinazioni estere sono stati oltre 560 mila in meno rispetto a dieci anni prima, e 515 mila in meno rispetto a cinque anni prima; quelli verso altri porti greci rispettivamente 143 mila e 90 mila in meno. Cifre simili anche per i veicoli (auto e tir) trasportati sui traghetti, mentre l'attivita' cargo scivola sempre piu' verso il basso.

''Il porto e' l'unica costante in questa citta', ieri, oggi, domani - spiega - fin dai tempi dei micenei, che qui commerciavano oggetti d'arte, e poi delle legioni romane. Grazie al commercio su larga scala di uva sultanina, nell'eta' moderna, si e' sviluppato in ampiezza e in competenza, anche per merito dei tecnici di compagnie tedesche e britanniche che vennero qui ad occuparsi di logistica. Poi, e' cresciuto in parallelo con lo sviluppo industriale''. Gli anni d'oro, precisa, sono stati dal 1992 a fine decennio, durante la guerra nell'ex Jugoslavia e poi in Kosovo: ''In quel periodo, tutte le rotte balcaniche furono dichiarate non sicure, quindi l'unica via per risalire l'Adriatico era quella via Patrasso'', sia per le merci che per le persone.

In quel periodo, aumentarono volume degli scambi e numero delle compagnie che effettuavano collegamenti da Patrasso a Bari, Ancona, Venezia e Trieste. ''Sono state fino a 14, a un certo punto. Ora sono meno di dieci, e alcune hanno grossi problemi finanziari'', spiega Coletsos. La riduzione del traffico non e' pero' l'unico problema con cui il porto di Patrasso si confronta: c'e' anche quello degli immigrati che, giunti in Grecia attraverso l'estesa frontiera con la Turchia, tentano di raggiungere l'Italia e poi l'Europa centrale nascondendosi nelle navi. La sorveglianza e' molto aumentata negli ultimi anni, e il nuovo porto ha una distanza maggiore tra punto di ingresso dei viaggiatori e molo, per rendere piu' facile l'individuazione dei clandestini. Stabilire quanti ce ne siano in attesa di tentare e' difficile, ma basta fare un rapido giro in uno dei complessi industriali abbandonati dietro il porto per vederne diverse decine. ''Queste persone possono fare paura, ma in realta' non sono pericolose - afferma Coletsos - stanno solo cercando di realizzare un sogno, credono che l'Italia, la Germania, siano il paradiso, e farebbero di tutto per arrivarci''.(ANSAMed).

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