A meta' dicembre, l'Ufficio per la privatizzazione delle proprieta' dello Stato (Taiped), la nuova agenzia pubblica incaricata di attuare il piano di privatizzazioni del governo, aveva avviato ufficialmente le procedure per la valorizzazione di una serie di immobili e di infrastrutture di proprieta' del demanio. Le previsioni del ministero delle Finanze circa l'interesse degli investitori stranieri erano ottimiste in particolare per tre grandi ''pacchetti'' tra cui uno attinente alla privatizzazione di 12 porti (fra cui quelli di Pireo e di Salonicco) per i quali il governo di Atene si era impegnato con i rappresentanti della troika a vendere rispettivamente il 23,1% e il 23,3%, con ulteriore vendita di azioni o di concessione dei diritti per lo sfruttamento entro i primi tre mesi del 2012.
Da allora, pero', come ha riferito il quotidiano ateniese Kathimerini, nulla si e' fatto e nessuna decisione concreta e' attesa prima di fine febbraio, data entro la quale era previsto che fossero gia' stati fatti progressi sul progetto denominato ''Sistema portuale dell'Attica'' dopo la presentazione al Taiped dei relativi rapporti dei consulenti legali e finanziari sulla fattibilita' del progetto stesso.
Nel frattempo si e' appreso che la Cosco (China Ocean Shipping Company), il gigante cinese della navigazione mercantile mondiale che ha espresso un vivo interesse per il porto del Pireo e vuole salvaguardare i notevoli interventi che vi ha gia' fatto, sta ancora aspettando dallo Stato greco un rimborso di circa 32 milioni di euro di Iva per gli investimenti gia' realizzati. La questione e' diventata il pomo della discordia con Pechino come ha ammesso di recente l'ambasciatore cinese ad Atene, Du Qiwen, parlando dei problemi che la Cosco si trova ad affrontare a causa dell'esasperante lentezza della burocrazia greca.
Il mese scorso, il premier Lucas Papademos ha incontrato Constantinos Mitropoulos, direttore generale del Taiped, il quale a sua volta aveva avuto gia' colloqui con i segretari generali e i funzionari di governo interessati - fra cui il vice ministro della Marina Mercantile Adonis Georgiadis e il segretario generale dei porti, Thanos Pallis. Come ha reso noto quest'ultimo, governo e Taiped sono ora in attesa delle valutazioni dei loro due consulenti finanziari - Morgan Stanley e Banca del Pireo - previste per fine febbraio o primi di marzo.
Saranno i loro rapporti a determinare se sia piu' vantaggioso vendere solo il 23,1% delle azioni dell'Authority del Porto del Pireo (gia' sotto la giurisdizione del Taiped) oppure attendere il completamento del progetto ''Sistema portuale dell'Attica'' (una fusione delle imprese dei porti di Pireo, Rafina, Lavrio ed Elefsina) e poi vendere una partecipazione nella nuova societa'.
Un altro scenario non improbabile e' che possa essere venduta l'intera azienda. Nell'ambito di tale prospettiva, l'Authority del Porto del Pireo dovra' decidere se dividersi in due separate entita' (una normativa ed una esecutiva) e poi vendere la seconda conservando per se' la prima. La stessa strategia che e' stata adottata dal governo di Berlino per il porto di Amburgo.
''Stiamo facendo pressioni per ottenere le relazioni finali dei consulenti finanziari entro la fine di febbraio, ma e' probabile che saranno pronte a marzo'', ha detto Pallis, il quale non ha escluso la possibilita' che la Grecia debba rinegoziare i termini per la privatizzazione dei porti con i suoi creditori internazionali. A complicare la situazione c'e' anche la scadenza delle imminenti elezioni anticipate in primavera mentre a confondere ancor piu' le acque - qualora ce ne fosse stato bisogno - e' arrivata pochi giorni fa una dichiarazione del direttore generale dell'Authority del Porto del Pireo, Giorgos Anomeritis, secondo cui il 51% della societa' restera' sotto il controllo dello Stato. (ANSAmed).