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Crisi: Grecia, 2012 anno cruciale per permanenza in eurozona

Si temono ulteriori dure richieste dei creditori esteri

03 gennaio, 12:20

(di Demetrio Manolitsakis) (ANSAmed) - ATENE, 3 GEN - L'anno appena cominciato e' un anno decisivo per la Grecia, un anno in cui e' in gioco la permanenza del Paese nell'eurozona. Dell'abbandono della moneta unica da parte di Atene e del ritorno alla dracma si e' molto parlato sin dall'inizio della crisi greca, ma questa volta tutto fa pensare che il nodo sia arrivato al pettine. Verso la meta' di gennaio, infatti, sono attesi ad Atene i rappresentanti della troika (Fondo Monetario Internazionale, Unione Europea e Banca Centrale Europea) per preparare il rapporto in base al quale dovra' essere concessa o meno una tranche da 89 miliardi di euro previsti dalla decisione del Vertice Europeo del 26 ottobre. La "cura" che i rappresentanti dei creditori internazionali della Grecia proporranno per dare il via libera alla concessione della tranche, sara' molto dura e, secondo vari analisti economici, non potra' essere accettata dal sistema sociale ne' dal sistema politico del Paese senza un previo ricorso alle urne.

Non a caso lo stesso premier Lucas Papademos, nel suo messaggio di Capodanno, ha parlato di un eventuale "fallimento catastrofico incontrollato", mentre il Governatore della Banca Centrale di Grecia, Giorgos Provopoulos, in un'intervista al quotidiano Kathimerini, ha detto che "un ritorno del Paese alla dracma equivarrebbe ad un vero e proprio inferno". Nello stesso tempo, il Fondo Monetario Internazionale ha messo in guardia il governo di Atene sostenendo che il peggioramento delle prospettive economiche suggerisce che la Grecia potrebbe non essere in grado di ridurre il proprio debito a livelli sostenibili con un haircut dei bond. Impressione ha suscitato anche l'affermazione del presidente della Repubblica ellenica, Karolos Papoulias, il quale parlando con i giornalisti al termine del consueto incontro con le autorità del Paese per l'inizio del nuovo anno, ha parlato di una "guerra nel governo". Infatti, fra le difficolta' che ogni giorno Papademos deve affrontare vi sono anche quelle di carattere strutturale del suo esecutivo formato da 49 ministri, la maggioranza dei quali proviene dal precedente governo socialista del Pasok ed e' sostenuto da tre partiti divisi da profonde differenze ideologiche. In questo clima di fragile equilibrio, il premier deve affrontare pure il problema della data delle elezioni anticipate, punto di confronto (e scontro) quasi quotidiano fra i leader dei partiti, soprattutto di Nea Dimocratia (ND, di centro destra) e di Laos (estrema destra). Antonis Samaras, leader di ND, nonostante l'accordo raggiunto con gli altri leader sulla proroga - se sara' necessaria - della data delle elezioni, non perde occasione di presentarsi irremovibile sulla data del 19 febbraio, per motivi mediatici e di immagine all'interno del proprio partito. Dal canto suo, secondo gli analisti greci, il leader di Laos Giorgos Karatzaferis, che dopo l'appoggio dato all'esecutivo di Papademos ha visto le preferenze ridursi negli ultimi sondaggi, sta cercando un'occasione propizia per uscire dal governo. Il Pasok, il partito socialista di Giorgos Papandreou, invece ha problemi di tutt'altra natura: e' in cerca di un nuovo leader.

L'ultima riunione del Consiglio politico del partito non ha dato alcun risultato e lo stesso Papandreou, come del resto tutti si aspettavano, non ha chiarito le proprie intenzioni. E questo rende ancor piu' problematico il lavoro dei ministri del Pasok che rivendicano la leadership del partito. (ANSAmed).

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