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'I bambini di Teheran': quando l'Iran accolse gli ebrei in fuga

Farian Sabahi li racconta in un video

22 gennaio 2018, 00:26

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Luciana Borsatti) ROMA- Una pagina buia della storia, la persecuzione degli ebrei durante il nazismo, e una pagina di accoglienza per circa 2000 di loro, per la metà bambini, che trovarono asilo in Iran durante la seconda guerra mondiale.

E' la storia che racconta il progetto artistico 'I bambini di Teheran' curato dalla storica e giornalista Farian Sabahi: una video-installazione che si inaugura il 26 gennaio a Torino, e visitabile al Museo d'arte orientale fino all'11 febbraio, per poi passare al Museo delle culture di Milano il 13 febbraio.

Il video, di circa trenta minuti, racconta di quando fu l'Iran a farsi carico dei profughi polacchi, ebrei e cattolici, provenienti dall'Europa. Ne son protagonisti quattro ebrei polacchi che all'inizio della guerra scapparono dalla Polonia invasa dai tedeschi verso la Polonia occupata dai sovietici. Da qui furono deportati nei campi di lavoro in Siberia, poi in Uzbekistan in orfanotrofi spesso gestiti da istituzioni cattoliche. Una tappa importante del loro lungo viaggio è Teheran, che il 25 agosto 1941 fu invasa dalle truppe britanniche e sovietiche.

La loro storia è quella di circa un migliaio di bambini polacchi chiamati appunto "i Bambini di Teheran" perché qui trascorsero il periodo più lungo delle loro peregrinazioni. A Teheran gli inglesi trasferirono 33 mila soldati polacchi e 11 mila rifugiati di cui appunto duemila ebrei, un migliaio i minori, destinati a un campo rifugiati allestito nell'agosto 1942 e finanziato dal governo polacco in esilio; cibo e medicine erano fornite dalla comunità ebraica iraniana, dalla Croce Rossa americana, da organizzazioni ebraiche e sioniste.

Da qui la la Jewish Agency organizzava il viaggio in Palestina. Un gruppo di 716 bambini ebrei polacchi lasciò Teheran il primo gennaio 1943 e giunse al Canale di Suez il 17 febbraio, dopo avere attraversato l'Iraq. Altri 108 raggiunsero la Palestina il 28 agosto 1943. In entrambi i casi i minori erano scortati da soldati britannici di fede ebraica. A unire le vicende personali dei quattro protagonisti del video, consapevoli di essere scampati all'Olocausto (quelli come loro non ne sono considerati vittime in quanto erano riusciti a fuggire prima) e della fortuna di aver ritrovato le famiglie in Israele, la voce fuori campo di un quattordicenne che ricorda quelle vicende storiche. Il video è anche in inglese e francese.

Ad accogliere il visitatore a Torino, al piano nobile di Palazzo Mazzonis, sono le lettere in ebraico Yaldei Teheran (i bambini di Teheran), opera 'site specific' dell'artista torinese-israeliano Gabriele Levy, di madre piemontese di Alessandria e di padre ebreo sefardita di Alessandria d'Egitto.

Colonna sonora del progetto è 'Elegy for the Arctic' di Ludovico Einaudi, brano scelto dall'autrice con il compositore torinese.

Il visitatore è chiamato a far parte dell'opera: un samovar per il tè accoglie il pubblico con l'ospitalità del popolo persiano, e, come avviene d'abitudine nelle case, prima di entrare il visitatore è invitato a togliersi le scarpe e ad accomodarsi sui tappeti. Gesti che vogliono alludere al fatto che, "quando si è ospiti, è opportuno rispettare le tradizioni, gli usi e i costumi locali", osserva Farian Sabahi". Messaggio che, aggiunge, "va letto anche in chiave contemporanea". (ANSAmed).

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