La presenza del polo
agro-alimentare delle Nazioni Unite in Italia offre "enormi
opportunità per il nostro Paese". Lo ha dichiarato la
rappresentante permanente d'Italia presso le Agenzie delle
Nazioni unite con sede a Roma, ambasciatore Vincenza Lomonaco,
in un'audizione al Comitato permanente sull'attuazione
dell'agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, presso la
Commissione Esteri della Camera.
"Il sostegno dell'Italia alla Fao diventa anche un formidabile
strumento per la nostra politica estera e diplomazia
preventiva", ha osservato Lomonaco sottolineando che l'Italia è
per l'organizzazione, il decimo contributore nel mondo e il
quarto nell'Unione europea, con quasi 40 milioni di dollari nel
2018, dei quali 20 milioni volontari, oltre ai fondi veicolati
attraverso l'Ue.
Tra gli obiettivi dell'agenda 2030, "la Fao ne persegue uno,
molto ambizioso: fame zero, da cui siamo ancora molto distanti",
spiega Lomonaco, con 820 milioni di persone che soffrono la fame
nel 2018 "e questo numero che non sembra che stia calando".
L'assistenza ai paesi, per Lomonaco, "può rappresentare uno
strumento importante anche nelle aree in conflitto, dove spesso
è proprio la competizione per le risorse agricole naturali una
delle principali cause delle tensioni geopolitiche".
La rappresentanza italiana, racconta Lomonaco, ha inoltre
guardato all'insieme dei 17 obiettivi con "l'iniziativa
Mediterranean Diet's principles for Agenda 2030 che prevede
giornate di approfondimento per tutto il 2020" che indagano sul
legame tra la dieta mediterranea e i temi della salvaguardia
della biodiversità, del rispetto dell'ambiente, della nutrizione
delle città, della lotta allo spreco alimentare, del ruolo delle
donne e dell'innovazione in agricoltura.
Inoltre l'Italia ha promosso un'alleanza informale tra i
paesi per la salvaguardia dei principi della dieta mediterranea
e delle diete salutari, tradizionali e indigene. "E' un'azione
che si è resa necessaria per contrastare la tendenza della Fao
negli ultimi anni tendente a promuovere visioni standardizzate
della nutrizione tendenzialmente dannose per le produzioni e le
specificità agricole locali, non solo italiane", dichiara
Lomonaco.
L'ambasciatore ha sottolineato infine come limiti la
possibilità per l'Italia di "poter incidere sugli orientamenti
politici generali" delle agenzie Onu di base a Roma, il fatto
che il personale italiano impiegato è "consistente, ma
certamente insufficiente nei gradi apicali".
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