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Rinnovabili al 100% per 143 Paesi entro il 2050: ecco come fare

Un team di Stanford ha elaborato una tabella di marcia per un mondo energeticamente sostenibile. I costi iniziali sono ingenti, ma verrebbero ripagati in sette anni.

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La Terra si sta avvicinando al punto di non ritorno, l'inquinamento atmosferico uccide oltre sette milioni di persone all'anno e le risorse limitate fanno presagire l'instabilità energetica e sociale. In poche parole, sono necessarie soluzioni rapide.

Lo studio “Impacts of Green New Deal Energy Plans on Grid Stability, Costs, Jobs, Health, and Climate in 143 Countries”, pubblicato il 20 dicembre da un nutrito gruppo di studiosi di Stanford sulla rivista One Earth, si pone proprio questo obiettivo: “abbiamo fornito linee guida per 143 Paesi, i quali rappresentano il 99,7% delle emissioni mondiali di CO2, per raggiungere il 100% di energia pulita entro il 2050”. Lo studio è un aggiornamento di un report pubblicato qualche anno prima, elaborato dagli stessi studiosi, su un numero minore di Stati.

La tabella di marcia, a detta dell’autore principale del documento e professore di Stanford Mark Jacobson, “è più aggressiva di qualsiasi scenario Ipcc”. Già nel 2009, infatti, gli studiosi avevano concluso che una transizione del 100% entro il 2030 sarebbe stata tecnicamente ed economicamente possibile, ma per motivi sociali e politici “una data per il 2050 è più pratica”.

Cosa prevede, nello specifico, questo piano?

“L’idea è di raggiungere una transizione energetica del 100%, passando dall’attuale modello economico Business as usual (Bau) a uno sviluppo incentrato su energia idrica, eolica e solare (Wws, acronimo per water, wind and solar) entro il 2050, con l'80% di questa transizione da realizzare entro il 2030”. Il progetto richiederebbe un investimento ingente, di 73mila miliardi di dollari, e parte del denaro dovrebbe essere destinato allo sviluppo di nuove tecnologie (in grado, ad esempio, di rendere i viaggi a lunga distanza e le spedizioni commerciali meno inquinanti). Nonostante il costo, però, secondo i ricercatori il piano si ripagherà da solo entro sette anni e creerà milioni di posti di lavoro.

“In tutto il mondo, l'energia Wws ridurrà il fabbisogno energetico del 57,1%, facendo scendere i costi energetici da 17,7 a 6,8 migliaia di miliardi di dollari all’anno (61%)”. Questa riduzione dei costi è dovuta, secondo lo studio, a numerosi fattori, tra cui: gli effetti del ridotto consumo di energia causato da un migliore rapporto lavoro-produzione nel settore elettrico rispetto a quello carbon fossile; l'eliminazione delle risorse energetiche utilizzate per l'estrazione, il trasporto e/o la raffinazione di carbone, petrolio, gas naturale, biocarburanti, bioenergia e uranio; le migliorie apportate dalle politiche sull'efficienza energetica.

Secondo le previsioni del team di Stanford, anche i costi sociali (principalmente per salute e disoccupazione) caleranno, da 76,1 a 6,8 migliaia di miliardi di dollari all’anno (91%)”. La diffusione di energia Wws creerà infatti 28,6 milioni di posti di lavoro a tempo indeterminato in più rispetto al modello Bau.

Per quale ragione, dunque, questi dati faticano ancora a venire alla luce?

“Tra gli studi che rilevano che il 100% di energia rinnovabile è conveniente, molti sono stati di scarsa utilità per i responsabili politici” dichiara il team di Stanford. E questo è avvenuto per due ragioni fondamentali.

In primo luogo, sono sempre stati tenuti in considerazione solamente i costi privati e quasi mai quelli sociali, come la mortalità per inquinamento atmosferico e i danni da riscaldamento globale. Un’analisi delle spese sociali è più utile per i responsabili politici rispetto a una che consideri solo le spese private, perché la prima fornisce ai policy makers un quadro più completo degli impatti delle politiche climatiche.

In secondo luogo, molti studi non hanno confrontato il costo dell'energia Wws con quello del modello Bau, rendendo difficile il raffronto tra le due. Nello specifico, la maggior parte delle analisi ha esaminato il costo per unità di energia piuttosto che il costo energetico totale nel corso dell’anno. Questo problema è significativo perché il sistema Wws utilizza molta meno energia annualmente rispetto al modello Bau, più efficiente nel breve periodo.

 “Questo piano aggressivo potrebbe ridurre di oltre il 50% la domanda di energia globale entro 30 anni, utilizzando la tecnologia per lo più esistente: è un passo cruciale verso la prevenzione degli impatti più catastrofici dei cambiamenti climatici”, commenta la rivista scientifica Science Alert.

I ricercatori sono anche più fiduciosi. Mentre una piena transizione verso l'energia pulita entro il 2050 potrebbe sembrare aggressiva, ritengono che, con uno sforzo maggiore, “potrebbe essere completata anche prima”.

 

di Flavio Natale

 

Responsabilità editoriale e i contenuti sono a cura di ASviS


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