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Responsabilità editoriale di ASviS

Per stare sotto 1.5°C serve aumentare l’efficienza dei materiali per auto e case

Una produzione e un utilizzo di materiali più efficiente destinati ad autovetture ed edifici residenziali potrebbe ridurre le emissioni di CO2 tra il 2016 e il 2060 fino a 25 miliardi di tonnellate nei Paesi del G7.

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Si è tanto discusso di come ridurre le emissioni attraverso il passaggio da un sistema energetico basato sui combustibili fossili a uno incentrato sulle rinnovabili ma, per raggiungere la neutralità climatica al 2050, serve anche intervenire in modo netto sulle tecnologie dei materiali.

Secondo il rapporto dell’Unep (Programma delle Nazioni unite per l'ambiente) pubblicato l’11 dicembre dal titolo “Resource Efficiency and Climate Change - Material Efficiency Strategies for a Low-Carbon Future”, rendere il settore manifatturiero più efficiente, per la costruzione di autovetture e case residenziali, potrebbe ridurre le emissioni di CO2e (CO2 equivalente) tra il 2016 e il 2060 per un totale di 25 miliardi di tonnellate negli Stati membri G7.

Le emissioni dalla produzione di materiali come metalli, legno, minerali e materie plastiche sono più che raddoppiate nel corso degli ultimi 20 anni (fino al 2015), arrivando a essere un quarto di tutte le attuali emissioni di gas serra. Il team di ricercatori sostiene, dunque, che bisogna puntare sull'efficienza dei materiali, se si vuole limitare l’aumento medio della temperatura terrestre (rispetto al 1880) al di sotto di 1,5 °C (gradi centigradi).

"Prestare maggiore attenzione alla circolarità, al consumo e alla produzione sostenibili e all'efficienza delle risorse può migliorare radicalmente la nostra capacità di raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi", ha affermato in merito allo studio il direttore esecutivo dell'Unep Inger Andersen.

Il Rapporto si concentra sul potenziale per ridurre le emissioni di gas a effetto serra in questi due settori: autovetture ed edifici residenziali. Le emissioni dalla produzione dei materiali per la costruzione di case e auto equivalgono alle emissioni derivanti dall'agricoltura, dalla silvicoltura e dai cambiamenti nell'uso del suolo messi insieme.

Utilizzando strategie e tecnologie già esistenti, i Paesi del G7 potrebbero così risparmiare fino a 170 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio dalle case residenziali all’anno entro il 2050. L'India, invece, potrebbe risparmiare 270 milioni di tonnellate e la Cina potrebbe addirittura arrivare a tagliare 350 milioni di tonnellate annue entro il 2050 nel settore. Riduzioni che pesano, poiché in grado di aiutare i Paesi a rimanere nel “budget di carbonio” che hanno a disposizione.

Nello specifico, nei Paesi del G7 l'uso di materiali riciclati unito all’efficientamento della produzione, potrebbero ridurre le emissioni nei due settori esaminati tra l’80 e il 100% nel 2050. Per rendere più virtuoso il sistema, lo studio evidenzia una serie di strategie da mettere in campo: dalla progettazione di edifici che utilizzano legname raccolto in modo sostenibile al miglioramento del riciclaggio del materiale da costruzione, fino all’utilizzo di acciaio, cemento e vetro a minore intensità di carbonio nella costruzione degli edifici. Se guardiamo solo al comparto delle autovetture, l'impronta di carbonio della produzione di materiali per automobili potrebbe essere ridotta fino al 70% nei paesi del G7 e al 60% in Cina e al 50% in India entro il 2050. Per fare questo, però, sottolinea infine lo studio, servono interventi politici per promuovere vantaggi e incentivare azioni legate all’efficienza nella fase di produzione.

 

di Ivan Manzo

Responsabilità editoriale e i contenuti sono a cura di ASviS


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