Economia

Gli analisti non temono Moody's, 'niente crolli su mercati'

Taglio giudizio scontato, bene outlook stabile, attesa è per S&P

Il logo di Moody's della sede di New York, archivio

Redazione Ansa

No panic. Questa la parola d'ordine tra gli analisti finanziari e gli operatori di Borsa dopo il taglio di Moody's al rating sull'Italia a Baa3, a un passo dal giudizio 'junk', spazzatura. Perché il downgrade era ampiamente atteso, anche nella tempistica, e soprattutto perché l'agenzia non ha mantenuto negativo l'outlook, cioè la visione per i prossimi giudizi. Ora l'attesa è per la revisione prevista per venerdì prossimo al rating di Standard & Poor's, ma anche in questo caso ci si aspettano poche sorprese, tanto che il clima sull'avvio dei mercati di lunedì non è da tragedia. Anzi.

Quello di Moody's "è un downgrade ampiamente atteso e la consolazione è che l'outlook sia rimasto stabile", spiega Vincenzo Longo, investment analyst di IG markets, secondo il quale "il taglio è già stato scontato dai mercati, per cui non mi aspetto particolari ripercussioni. Quello che noi diamo per certo è che le agenzie non scenderanno sotto certi livelli", cioè portando il rating dell'Italia ancora più in basso. "Non è successo nei momenti peggiori della crisi e non succederà adesso che ci sono gli strumenti di protezione della Bce, anche perché sarebbe un passo verso il tracollo", conclude Longo.

Insomma ottimismo e attesa per vedere come sarà davvero la manovra del governo, anche se in effetti il 'baratro' non è lontano. Venerdì le parole interpretate come concilianti da parte dell'Europa hanno portato a un chiaro recupero dello spread con la Germania, dopo che in giornata era schizzato a quota 340. Ma i numeri sono chiari: da maggio il rendimento dei Btp decennali è esploso da quota 1,87% all'attuale 3,47%, cioè quasi il doppio. A parte i casi limite dei bond turchi (che hanno un rendimento del 17%), la Grecia fa peggio di poco (3,7%), Cipro 'paga' molto meno dell'Italia il debito (2,3%), così come Portogallo (2%) e Spagna (1,7%). Se si aggiunge che nessun ufficio studi ritiene realizzabile l'obiettivo di crescita dell'1,6%, è chiaro come la strada sia stretta.

Ma non dovrebbe essere la lettera di risposta all'Ue (che deve essere inviata entro il mezzogiorno di lunedì e sarà chiaramente interlocutoria) e nemmeno S&P ad aprire scenari di tragedia sui mercati. Dalla società di rating statunitense è atteso un downgrade e forse anche un outlook negativo.

"Dalla crisi del 2007 le agenzie di rating hanno concordato un calendario e per venerdì ci aspettiamo Standard & Poor's, che non dovrebbe portare a terremoti", spiega Gianluca Garbi, amministratore delegato di Banca Sistema, secondo il quale è possibile l'effetto psicologico di contenimento dello spread in un mercato che ipotizza sempre gli scenari peggiori. Così come vede "molto ridotto" l'impatto sulle banche, anche se alle autorità di vigilanza devono fornire scenari di stress che comprendono le riduzioni del rating dei sistemi Paese e che non possono avere giudizi superiori a quelli della nazione di riferimento. Insomma per tutti 'no panic', sperando che la trattativa con l'Europa fornisca risultati concreti. 

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