Cultura

Red Zone, action thriller tra muscoli e filosofia

In sala il film con Mark Wahlberg, Lauren Cohan e John Malkovich

Redazione Ansa

A parte il fatto che il leader della squadra super-speciale per azioni sotto copertura, James Silva (Mark Wahlberg), è un anche po' filosofo, un teorico del caos pieno di muscoli, il film 'Red Zone - 22 miglia di fuoco', come si capisce subito è un action thriller classico pieno di armi ultima generazione, droni, nerd e guerra digitale. Firmato da Peter Berg, il regista di Battleship, il film, in sala dal 15 novembre distribuito da Universal Pictures e Lucky Red in associazione con 3 Marys, ci porta dentro il cuore della squadra speciale Red Zone che deve portare a termine una missione letale e pericolosa: proteggere un informatore a conoscenza di segreti che potrebbero sventare attacchi terroristici di portata mondiale.

L'unità guidata da Silva (Wahlberg) e dalla sua bella luogotenente Alice Kerr (Lauren Cohan) dovrà cosi scortare questo informatore preziosissimo - conosce infatti dove si trovano sei dischi di cesio ("pericolosi come Hiroshima e Nagasaki insieme" come li etichetta Silva) - per ben 22 miglia in una corsa contro il tempo. Durante il viaggio dovranno scontrarsi con squadre d'assalto e nemici armati pronti a tutto; ad aiutarli il commando tattico, situato a migliaia di chilometri di distanza, guidato da un misterioso uomo, noto solo come l'Alfiere (John Malkovich).

"Volevamo fare un film d'azione intelligente, tenuto in piedi dai personaggi, un film-film pieno di colpi di scena - dice Mark Wahlberg -. Quando abbiamo iniziato a dar vita al personaggio ho sempre fatto riferimento a Tommy Lee Jones nel Fuggitivo: non si fa scrupoli, non si preoccupa di cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, ha un lavoro da fare e lo porta a termine a ogni costo". "Ho letto molti testi, tra cui Le altissime torri e The Ghost War - dice invece John Malkovich -. Abbiamo dei consulenti tecnici esperti in grado di spiegarci tutti i dettagli. La miglior ricerca che io abbia fatto è stata la visita al museo del KGB, due ore interessantissime. I russi sono molto più lungimiranti di noi - conclude l'attore -. Hanno una procedura molto specifica per entrare nelle menti delle persone". Frase cult del film quella di James Silva che, dopo l'ennesima azione piena di sangue, dice con filosofia: "Non si lava quello che facciamo".

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