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A Pacentro una scuola come agorà, tra innovazione e natura

A Pacentro una scuola come agorà, tra innovazione e natura

L'architetto Cucinella, progetto pensato ascoltando abitanti

30 novembre 2015, 21:19

Redazione ANSA

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A Pacentro una scuola come agorà, tra innovazione e natura - RIPRODUZIONE RISERVATA

A Pacentro una scuola come agorà, tra innovazione e natura - RIPRODUZIONE RISERVATA
A Pacentro una scuola come agorà, tra innovazione e natura - RIPRODUZIONE RISERVATA

PACENTRO (L'AQUILA) - Una scuola che deve diventare l'Agorà del paese, un luogo di studio, di incontro e socializzazione in una zona incontaminata dove si respira bellezza e poesia. Non nasconde il vero obiettivo di questo suo progetto l'architetto Mario Cucinella; un progetto semplice e rivoluzionario al tempo stesso, nato in un percorso affrontato con la comunità che l'ha pensato e così l'ha voluto. "E' vero che le scuole le progettano gli architetti, ma le facciamo per gli altri, quindi bisogna che nasca questa complicità con la comunità, perché la scuola è la loro, loro ci andranno tutti i giorni, saranno loro che vi svolgeranno la loro vita. Anche storicamente è sempre stato così". Cucinella racconta l'avventura che l'ha portato a realizzare il progetto pilota della scuola di Pacentro, promosso dal Comune e dall'Ufficio Speciale per la ricostruzione dei Comuni del Cratere (Usrc). "L'architettura è qualcosa che ha rappresentato una comunità. Non è mai piovuta dall'alto: guardate il centro storico di Pacentro, non l'ha fatto un architetto, l'hanno fatto i cittadini che avevano l'idea di costruire bellezza, perché la bellezza rappresentava la loro comunità. Riprendiamo quindi un discorso e oggi, a Pacentro, presentiamo una scuola fatta con i bambini, giocando con loro e loro con noi. Una scuola nata dalle domande anche legittime che hanno le famiglie, i bambini, gli insegnanti". Secondo Cucinella la scuola deve rispondere a queste domande. "Le scuole devono funzionare da scuola, ma devono anche rappresentare un'innovazione. E questo lo facciamo con un percorso condiviso, senza rinunciare all'architettura, al nostro lavoro, perché si tratta di un percorso di arricchimento. Alla fine abbiamo costruito un edificio che rappresenta anche le ambizioni, i desideri e i sogni di una comunità. Questo mi sembra sia il ruolo dell'architettura, il ruolo di un architetto". La scuola di Pacentro nasce con un'idea molto semplice, in un ambito rurale lontano dai grandi centri, quindi come strumento per fare più cose, spiega Cucinella. "Le classi che si possono fondere, le pareti che si possono spostare per ospitare più o meno bambini. Una scuola che è attorno a una piazza interna utilizzata sia dai bambini per attività artistiche, ma anche per incontri con la collettività che si ritrova nella scuola per confrontarsi, assistere a spettacoli e per attività collaterali, perché quel luogo rappresenta anche i bisogni di una comunità che vanno oltre il puro insegnamento". Insomma una scuola a tutto tondo, "è questo il senso pubblico che dovrebbe avere una scuola. Quindi la scuola è un cerchio con in mezzo una piazza e intorno a questa piazza ci sono le aule. E poi c'è sopra un disco che è un tetto bianco, pulito, semplice con tanti fori bianchi per permettere di fare entrare la luce". "Arrivando oggi a Pacentro con la neve mi sembrava la neve d'estate, in questo territorio che ha un paesaggio bellissimo. E' la parte più bella del nostro paese con questi borghi rurali antichi rimasti pressoché integri. E in questo pianoro alla base di Pacentro c'è questo disco poggiato lì, bianco, pulito, che d'inverno sarà un paesaggio e d'estate sarà la neve d'estate. Di notte, dai piccoli fori sul tetto in vetro cemento, la scuola sarà un cielo stellato, come un riflesso del cielo nella notte di Pacentro. Deve diventare un luogo dove la gente riconosce che c'è anche una bellezza, c'è un po' di poesia, c'è emozione". "Noi italiani storicamente abbiamo l'attitudine a fare le cose per bene. Un principio che non è uguale dappertutto. In Italia è così: gli artigiani, le maestranze i docenti i professionisti. Abbiamo fatto la storia di un paese millenario con questa spinta che è nel nostro Dna. Un motore straordinario che non c'è da nessuna parte. Questa cosa dobbiamo ricercarla, ritrovarla, perché le cose fatte bene lasciano una grande eredità. A Pacentro stiamo facendo bene le cose, con quello che abbiamo, con le risorse che abbiamo e soprattutto in un modo condiviso che ci ha portato a realizzare quello che volevamo fare. E' come un bambino quando riconosce la madre: la guarda, sorride e corre ad abbracciarla". 

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