Sono 57 i casi di indebita
percezione del reddito di cittadinanza scoperti nell'ultimo anno
dalla Guardia di Finanza in provincia di Chieti, in
collaborazione con l'Inps, per un totale di 460.000 euro. Le
irregolarità più frequenti sono relative a discordanze tra
situazione economica o patrimoniale auto-dichiarata nella
domanda e quella effettiva, ma anche certificazioni Isee non
veritiere, dipendenti in nero che dichiarano lo stato di
disoccupazione, svolgimento di attività da parte di piccoli
commercianti.
Tra i casi svelati dai Finanzieri, in collaborazione con
l'Inps, il possesso di immobili e automobili di lusso, fittizie
separazioni dal coniuge, omesse indicazioni di soggetti nel
proprio stato di famiglia o false dichiarazioni di residenza per
non indicare redditi o proprietà del nucleo familiare,
lavoratori dipendenti regolarmente assunti o percezione di
redditi da lavoro dipendente oltre una certa soglia.
Accertamenti mirati sono stati eseguiti nel settore giochi e
scommesse, con il riscontro di vincite conseguite sulle
piattaforme di gioco on-line: scoperti tre giocatori che avevano
omesso di indicare vincite da gioco, in un caso per 88.000 euro,
attestando uno stato di indigenza del nucleo familiare non
veritiero per ottenere il beneficio.
Altre cause di esclusione dal beneficio hanno riguardato
l'omessa certificazione di precedenti penali o la fittizia
residenza in un immobile in affitto, per la quale sarebbe
prevista la percezione di una quota parte del beneficio a
copertura del costo della locazione. Una delle persone
denunciate aveva omesso di indicare gli ingenti ricavi generati
dalla locazione di unità immobiliari detenute tramite una
società: gli immobili affittati, oltre 15 su quaranta intestati,
rendevano alla famiglia del beneficiario oltre 120.000 euro
l'anno. Tutte le posizioni irregolari sono state segnalate
all'Inps di Chieti per l'immediato blocco del beneficio, la
disattivazione della carta di pagamento e il recupero delle
somme percepite. I beneficiari sono stati denunciati
all'Autorità Giudiziaria per aver presentato una dichiarazione
contenente dati falsi, omessi o incompleti: rischiano la
reclusione da uno a tre anni.
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