Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Moti aquilani: Capezzali, matrice fascista? Accusa di comodo

Moti aquilani

Moti aquilani: Capezzali, matrice fascista? Accusa di comodo

L'allora direttore di 'L'Aquilasette',nessun aquilano inquisito

L'AQUILA, 24 febbraio 2021, 11:12

Redazione ANSA

ANSACheck

Walter Capezzali - RIPRODUZIONE RISERVATA

Walter Capezzali - RIPRODUZIONE RISERVATA
Walter Capezzali - RIPRODUZIONE RISERVATA

di Adam Hanzelewicz "Ci furono tentativi di attribuzione degli eventi politicamente all'estrema destra, favoriti anche dal fatto che l'unico consigliere regionale che aveva votato contro l'articolo 2 dello Statuto era del Msi.
    Naturalmente era un'accusa di comodo: all'epoca se si voleva dire qualcosa di negativo di qualcuno, anche senza conoscerlo, si diceva che era fascista. Alla fine nessun aquilano è stato mai inquisito, come non lo sono stato io in qualità di direttore dell'unico settimanale aquilano del tempo, 'L'Aquilasette' che si contrapponeva alla Gazzetta di Pescara". A sostenerlo è l'ex direttore della Biblioteca Provinciale 'Tommasi' dell'Aquila, storico, giornalista, saggista e presidente per 27 anni della Deputazione di Storia Patria Abruzzo, Walter Capezzali, 81 anni, che rievoca i fatti di 50 anni fa: nella notte tra il 26 e il 27 febbraio scoppiò all'Aquila una rivolta per salvaguardare i privilegi del capoluogo di regione.
    A causare i moti fu il compromesso tra Dc e Pci sull'articolo 2 dello Statuto della Regione: fu annunciata la possibilità di tenere le riunioni di Giunta e Consiglio regionale anche a Pescara, e ci fu la spartizione degli assessorati, con il centro adriatico che ne ebbe sette, importanti a livello economico e amministrativo, mentre all'Aquila ne vennero affidati tre di minore importanza.
    "Il discorso al quale dovemmo reagire - ricorda Capezzali all'ANSA -, ricevendo tra l'altro piena attestazione della giustizia di quello che sostenevamo, è quello di evitare che la scelta per giustificare il baratto, chiamiamolo così, del capoluogo - quando L'Aquila era chiaramente una vittima predestinata dal punto di vista politico - venisse giustificata parlando di una manovra fascista".
    Quelli che avevano provocato i moti "per difendersi dovevano dire che per esempio 'L'Aquilasette' era un giornale fascista: era invece un giornale sul quale scrivevano tutti i colori della città e firmarono tutti i maggiori esponenti della cultura e dell'economia cittadina di quel periodo. Quindi - spiega - era proprio perché non si sapeva che cosa di diverso poter accampare per non giustificare la reazione cittadina. Anche la parvenza di iniziative pubbliche per determinare se fosse stata o non fosse stata una vicenda in cui pesava molto la situazione della Calabria su quello che è successo in Abruzzo: alla fine non c'è mai stata una iniziativa ufficiale che tentasse di individuare una responsabilità di carattere rivoluzionario fascista".
    "Il discorso della reazione finale - sottolinea Capezzali - è legato non tanto al perchè ci fossero ancora dei dubbi sul fatto che L'Aquila era capoluogo di regione inamovibile come titolo, ma che quel titolo venisse svuotato di gran parte del suo valore".

Secondo Walter Capezzali "non si può parlare dei moti dell'Aquila come di un evento rivoluzionario, a parte che non sarebbe stata una rivoluzione, era una rivoluzione difensiva che si poteva pure giustificare, ma non fu una rivoluzione immotivata soprattutto per il fatto che in definitiva la situazione che l'Abruzzo viveva in quel momento era una situazione ben determinata come vocazioni territoriali: gli aquilani sostenevano e forse sostengono ancora che Pescara ha dei privilegi e delle caratteristiche di valore e di attività che non venivano inficiate assolutamente dal riconoscimento dei diritti di capoluogo di regione".
"Tra le altre cose - aggiunge ancora - sono stati molti gli aquilani che hanno contribuito nella storia di Pescara a sviluppare l'aspetto dell'importanza della città adriatica. Il discorso che una città già carica di importanza prevalente a livello di economia regionale acquisisse pure la gestione degli assessorati più importanti proprio sotto il profilo economico sembrò effettivamente voler svuotare del tutto L'Aquila di un ruolo che si era guadagnata non soltanto per motivi storici, ma anche per le scelte dello Stato italiano".
"L'assalto alle sedi dei partiti - conclude - è uno dei motivi perché finirono a dire che erano stati dei moti fascisti: sono state attaccate e messe a fuoco tutte le sedi dei partiti cittadini meno quello del Msi. Ora la giustificazione ufficiale di qualcuno è stata che su 40 consiglieri regionali l'unico che aveva votato contro l'articolo 2 dello Statuto fosse quello del Msi, ma questa era una ipotesi da ridere. E la cosa si spiega facilmente: la sede del Msi si trovava in via Indipendenza, in un palazzo assolutamente inaccessibile, con un portone che non avrebbero aperto neanche con le cannonate, quindi pure se avessero voluto assaltarlo non avrebbero raggiunto alcun risultato positivo".
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

Guarda anche

O utilizza