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>ANSA-BOX/ Rigopiano:2 settimane da apocalisse,neve,gelo e morte

Nuova ferita per gli abruzzesi dopo i sisma del 2009 e del 2016

(di Adam Hanzelewicz) (ANSA) - PESCARA, 17 GEN - Due settimane da apocalisse che restano nella memoria degli abruzzesi come il monito di una natura che si ribella legando gli eventi eccezionali, come i 20 milioni di tonnellate di neve caduta, a disfunzioni, carenze organizzative ed errori umani, che mietono vittime, desolazione e danni al territorio per centinaia di milioni di euro, di cui 450 milioni stimati solo per il dissesto idrogeologico e 170 per i privati e le attività economiche. Un crescendo di accadimenti che ha sconvolto gli abruzzesi, aprendo una nuova ferita dopo il sisma dell'Aquila nel 2009, a pochi mesi da un altro terremoto, quello di agosto 2016 tra l'Aquilano e il Teramano, e che è culminato nella tragedia dell'hotel Rigopiano, travolto da una slavina da 120 mila tonnellate che ha provocato 29 vittime.
    L'ondata di neve e gelo annunciata il 4 gennaio con l'arrivo della 'Bufera dell'Epifania' è solo il preludio di un percorso che mette a dura prova tutto l'apparato della Protezione Civile, nonostante le raccomandazioni dell'allora responsabile, Fabrizio Curcio, che aveva invitato la cittadinanza a limitare gli spostamenti e i Comuni a verificare i piani di emergenza: l'intensità delle nevicate dal 5 al 10 gennaio, e, già dall'Epifania, l'ondata di gelo, provocano una serie di conseguenze gravi sia sulla costa che nell'entroterra.
    Circolazione stradale e trasporti, compresi treni e aerei, in tilt a causa del ghiaccio, accumuli di neve ovunque - dai 40 cm sulla costa ai due metri all'interno - tir bloccati sull'autostrada A14, blackout elettrici e carenza idrica per migliaia di persone, Comuni isolati, scuole e uffici pubblici chiusi, automobilisti e camion bloccati in strade statali chiuse; ci sono anche i primi morti, travolti dalla neve e avvelenati dal monossido. Sono oltre 1.600 gli interventi dei Vigili del Fuoco nelle prime 48 ore.
    Dall'11 gennaio c'è una tregua delle precipitazioni, le temperature si rialzano, scattano le polemiche, ci si interroga sulle responsabilità, si cerca di riparare i danni alla rete elettrica e idrica - operazioni rese difficili da una viabilità precaria ovunque - e di soccorrere chi è isolato senza acqua, luce e cibo, ma non c'è più tempo perché dal 16 gennaio arriva una nuova ondata di maltempo che mette in ginocchio l'Abruzzo.
    Il 17 gennaio, mentre le utenze elettriche disabilitate raggiungono il picco di 177 mila (300 mila persone), arriva la seconda richiesta di stato di emergenza dalla Regione Abruzzo: arriva anche l'Esercito, per spalare la neve; in alcune zone dell'entroterra occorrono le turbine per sgomberare la neve, mentre altri posti sono raggiungibili solo in elicottero.
    In aiuto arrivano le colonne mobili di Protezione civile da tutta Italia, ma il peggio deve ancora arrivare. Nella notte tra il 17 e il 18 esonda il fiume Pescara e poi il fiume Saline, provocando allagamenti. Il 18 gennaio la terra torna a tremare, con quattro scosse di magnitudo superiore a 5 nell'Aquilano: è il caos, perché gli interventi di soccorso sono molteplici, e le difficoltà per raggiungere le località isolate dalla neve, dove ci sono anziani e bambini, rendono tutto più complicato. Le segnalazioni sono moltissime tra cui anche quella di un albergo sepolto da una slavina a Farindola (Pescara).
    I soccorsi ci mettono 20 ore per arrivare sul posto e una settimana per individuare superstiti e cadaveri. Intanto le temperature si rialzano, arriva la pioggia e la neve si scioglie liberando duemila miliardi di litri di acqua che travolgono il territorio, con frane e smottamenti nei mesi successivi, costringendo alcuni Comuni del teramano ad evacuare. (ANSA).
   

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