"Gli incidenti di percorso nei
servizi di refezione scolastica e nell'erogazione degli altri
servizi esternalizzati ai privati sono in aumento e chiaramente
correlati alle procedure di affidamento che hanno fatto
prevalere il criterio del massimo ribasso per conseguire
risparmi nella spesa degli enti locali. È ingenuo e al contempo
azzardato pensare che si possa fornire un servizio a qualità
crescente a prezzi decrescenti. È infatti scontato che la
riduzione dei costi incida sull'approvvigionamento delle materie
prime e la qualità dei servizi". A sostenerlo è Gianluca Baldini
del Fronte Sovranista Italiano di Pescara.
"Ha senso - ha sottolineato - indire gare pubbliche per
spuntare prezzi inferiori ai 4 euro al pasto, correndo il
rischio di avvelenare i nostri figli? Per fornire un altro
esempio attuale, diversi ospedali hanno registrato una
moltiplicazione di infezioni nosocomiali post-operatorie dopo
aver esternalizzato la sterilizzazione dei ferri a società che
hanno consentito di risparmiare qualche euro alle casse
pubbliche. Ha senso pubblicizzare con entusiasmo le economie
conseguite con questa 'revisione' di spesa? Assunto che non può
e non deve essere anteposta la riduzione dei costi alla qualità
di un servizio, tanto più quando può essere messa a rischio la
salute pubblica, sarebbe opportuno domandarsi perché in tutta
Italia i Comuni si riducano a fare economia sui centesimi dei
pasti che vengono somministrati ai nostri figli".
"Una risposta scontata - ha aggiunto - ce la fornisce la
disciplina sulla finanza degli enti introdotta sotto la spinta
dell'Unione Europea. Con l'autonomia finanziaria, la riduzione
dei trasferimenti statali e il rispetto del pareggio di
bilancio, si è moltiplicato il numero di Comuni costretti a
dichiarare il dissesto o ad adire a procedure di pre-dissesto
per lo sforamento dei parametri di deficitarietà strutturale. Si
continua a stringere la cinghia, nella speranza di dimagrire
abbastanza da rientrare nei limiti imposti dalla legge. Ma per
ogni 'chilo' di spesa persa, per ogni 'taglia' guadagnata, per
ogni nuovo 'buco che facciamo alla cintura', perdiamo
occupazione - e dunque redditi e consumi - e qualità dei servizi
pubblici essenziali, mettendo persino a rischio la salute nostra
e dei nostri figli. È ora che qualcuno abbia il coraggio di
urlare verità scomode, ma inappuntabili: finché rimarremo
nell'Unione Europea questa dieta letale non avrà fine".
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