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Omicidio Vasto: 3 colpi con calibro 9

Vendetta dopo investimento

È stata documentata la successione dei colpi sparati da Fabio Di Lello, 34 anni, con la sua calibro 9, contro Italo D'Elisa, il 21enne ucciso all'ingresso del Drink Bar caffè a Vasto. Una vendetta, dopo che D'Elisa, nel luglio 2016, aveva ucciso, investendola con la macchina, Roberta Smargiassi, moglie di Di Lello. La videocamera di un locale ha ripreso tutta la scena: i due si sono parlati, poi è spuntata la pistola e gli spari. Tre i colpi che hanno centrato D'Elisa: addome, gamba e collo. Molto probabilmente quest'ultimo è stato quello mortale.

"Un atto inaccettabile che è stato scaricato sulla giurisdizione. In un tribunale che, peraltro, ha tempi migliori della media europea. Non deve accadere". Così Andrea Orlando, ministro della giustizia, a proposito del caso Vasto. Secondo il guardasigilli, che ne ha parlato a Torino durante il congresso di Magistratura Indipendente, esiste il rischio che senza adeguate spiegazioni "questi fenomeni si moltiplichino". "Ma la giurisdizione - ha aggiunto - non può essere sommersa dal populismo".

"È un fatto di cronaca che scuote le coscienze - ha dichiarato il maggiore Giancarlo Vitiello, comandante della Compagna dei Carabinieri di Vasto - e fa riflettere su ciò che è accaduto. Un epilogo tragico che sconvolge tutta la città". Sulla vicenda è intervenuta anche la Confederazione Sindacale Autonoma di Polizia (Consap) che ha parlato di "certificazione del fallimento di un sistema giudiziario che è stato criticato dagli stessi Capo Procuratori della Repubblica anche nelle recenti aperture dell'anno accademico per le sue potenzialità criminogene". L'arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, ha sottolineato di essere addolorato per il fatto "che questo giovane esasperato dalle lentezze di una giustizia che non dava segni, nei confronti di colui che aveva investito la moglie, abbia reagito facendosi, secondo lui, giustizia da sé. La vendetta non è mai giustizia, produce solo ulteriore sofferenza e ulteriori mali". Pronta la replica del capo della Procura vastese, Giampiero Di Florio, secondo il quale non c'è stata alcuna "lentezza, ma anzi, al contrario, questo procedimento evidenzia la celerità di un tribunale come quello di Vasto nella trattazione dei processi: le indagini sono durate 110 giorni dalla data dell'incidente, l'udienza davanti al Gup era prevista il 21 febbraio: direi che ci sono tutti i tempi rapidi per arrivare a una sentenza, in meno di otto mesi". 


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